Un Pettirosso viveva in montagna nel suo habitat naturale, ovvero i boschi di conifere. Guardava il cielo e cinguettava forte cercando la Luna. Non scorgendola, decise di volare verso il litorale marittimo, dove l’orizzonte era più sconfinato. Mentre l’uccellino cinguettava guardando al cielo, posato su di un pino marittimo – adattatosi ai terreni sabbiosi e ai venti salmastri ma simile ai boschi di conifere montani tanto cari al Pettirosso – finalmente la Luna gli rispose: «Lo sai quanto tempo ti ho cercato?», e nel parlare il suo manto argenteo increspò appena il mare. Il Pettirosso non rispose, la guardò e allungò le ali per sfiorarle i riflessi che accarezzavano appena l’acqua scura.
La Luna continuò: «Da oriente a occidente, cercando te, ho vagato seguendo come luci il corso dei fiumi, ho sfiorato le cime nude delle montagne, ho illuminato i campi, fra il canto dei grilli e i fiori addormentati… Stanotte, sono scesa sul mare, sul filo dell’orizzonte e finalmente ti ho trovato».
Il Pettirosso gonfiò il petto vermiglio, dello stesso colore della Luna al suo sorgere e cinguettò: «Io non mi sono mai nascosto e spesso ti ho aspettata ma eri tu a svanire nel cielo, forse dietro i monti. Anch’io ti ho chiamata tante volte, ma la mia voce non riusciva ad arrivarti così lontana; la luce del mio cuore è più fioca della tua e così i miei trilli. Perdonami!».
Il canto dell’uccellino era sincero e la Luna strinse le sue fragili morbide ali fra i suoi raggi. Allora il Pettirosso chiuse gli occhi, felice. La Luna si era alzata in cielo e aveva stinto il suo rossore in un pallido sguardo di giada. Dopo che, per un istante, una piccola nube l’ebbe attraversata coprendole il volto, l’espressione incredula e felice della Luna tornò a posarsi dolcemente sulle onde e sul capo del piccolo uccellino; gli offrì i suoi raggi in segno del suo amore e il Pettirosso volò ad intrecciarli come fosse un nido. Lei era felice di stringere il suo amico, ma già vorace l’attimo balzava su quello successivo: il tempo rubava un pezzo di quell’astro e poi un pezzo ancora…
Così, il Pettirosso sospirò: «Vedi, incantevole Luna, hai perso di nuovo un po’ di te, scomparirai ancora! Ma questa volta canterò così forte che, quando riapparirai, non dovrai più cercarmi potendomi udire facilmente». La Luna, commossa, non disse nulla e si guardò sparire a poco a poco finché con l’ultimo suo raggio non baciò la fronte del suo grande amico e di lei rimase solo un sogno dentro al cuore dell’uccellino. Il Pettirosso si chiuse nelle ali, dentro al suo nido ancora tiepido, scaldato dai raggi dell’amica Luna e dai vividi ricordi. Si rivolse al cielo e cominciò a cantare. E la sua voce arrivò fino alle stelle e forse oltre.
Per questo è facile scorgere il Pettirosso che canta forte e intensamente, nell’attesa che un raggio di Luna lo prenda ancora fra le braccia. Perché l’uccellino sa che lei tornerà a illuminare il suo esistere, un po’ alla volta. Per questo canta senza sosta, tutto preso a rimirare il cielo.
La parabola – raccolta nei paesi nordici – crea un’atmosfera magica, perché l’amore è magico.
Paul Claudel: «Si crede che tutto sia finito, ma poi c’è sempre un pettirosso che si mette a cantare».
Kahlil Gibran, poeta libanese, recita:
«O pettirosso, canta, che è nel canto il segreto dell’eternità!
Avrei voluto essere come sei tu, libero da prigioni e catene..
Avrei voluto essere come sei tu… anima che si libra sulle valli libando la luce come vino da ineffabili coppe.
Avrei voluto essere come sei tu, innocente, pago e felice, ignaro del futuro e immemore del passato…
Avrei voluto essere come sei tu, per la tua bellezza, la tua leggiadria
e la tua eleganza, con le ali asperse della rugiada che regala il vento.
Avrei voluto essere come sei tu, un pensiero che fluttua sopra la terra ed effondere i miei canti tra la foresta e il cielo…
O pettirosso, canta, dissipa l’ansia ch’io sento!
Io odo la voce che è dentro la tua voce e sussurra al mio orecchio segreto».
Emily Dickinson:
«Ho un Uccellino in primavera
Che per me sola canta –
La primavera ammalia.
E quando l’estate s’avvicina –
E quando la Rosa appare,
Il pettirosso se n’è andato.
Ma non me ne rattristo
Sapendo che l’Uccellino mio
Pur se volato via –
Impara al di là del mare
Nuove melodie per me
E tornerà».