A cura di don Paolino Rossini (31ª domenica del tempo ordinario - anno B)

Il primo dei comandamenti

Per non perdersi nelle minuzie della Legge, ecco al centro l’amore di Dio e del prossimo

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Qual è il primo di tutti i comandamenti? Qual è il centro di tutti i doveri? Quando si sente parlare di “comandamenti” non si pensi solo alle pesanti tavole di pietra portate giù dal monte Sinai. Comandamento qui traduce non “legge”, ma parola di vita, parole da vivere e di cui far esperienza.

Il primo di questi “doveri” è duplice. Così Gesù risponde: Amerai il Signore Dio tuo (con tutto il tuo cuore e con tutte le forze) e amerai il tuo prossimo (come te stesso). Sono molti i doveri che ognuno ha, ma la volontà di Dio è semplice e chiara. È tutto questione di amore. Per non perdersi in leggi e leggine che regolano gli svariati casi della vita, e per non perdere di vista il centro che dà vita e slancio al tutto, ecco il centro: l’amore. Duplice: Dio e il prossimo strettamente congiunti, due facce della stessa realtà. Non c’è uno senza l’altro.

C’è chi per amore di Dio si estrania dagli uomini e c’è chi per lottare a fianco degli uomini dimentica Dio. In entrambi questi atteggiamenti c’è falsità: se dici di amare Dio e trascuri il prossimo, a quale Dio ti riferisci? Non certo al Dio di Gesù ma a uno che tu ti sei costruito. E se dici di amare il prossimo e di essere al suo servizio, ma poi rifiuti di donarti totalmente all’unico Signore, allora cadrai facilmente in potere degli idoli e delle ideologie. Così pensa la Bibbia. Pensi di amare il prossimo e invece gli imponi le tue idee, la tua visione del mondo. Pensi di aiutare l’uomo ad essere più uomo e invece lo allontani dal bisogno più profondo e dalla ricerca più essenziale che è la ricerca di Dio. Dio è l’unico Signore: niente altro può sostituirsi a lui. Se è vero che l’uomo appartiene a Dio, è anche vero che Dio appartiene all’uomo: Dio è “nostro” Signore. Dio è il punto a cui il nostro essere tende, come il seme che tende con tutto sé stesso a uscire dalla terra.

Ascolta Israele… Prima della parola “amerai”, c’è “ascolta”. Vuoi sapere che cosa conta davvero? Ascolta. Fa’ spazio alla parola di Dio e accoglila. Riconoscerai che Dio è sempre all’opera.

Prima che tu lo riconosca, Dio ti ama da sempre. Quando ascolti, ti accorgi che Dio è presente e all’opera nella nostra vita. Scopri chi sei: sei amato di amore eterno. A questo punto uno prova riconoscenza e sente bisogno di ricambiare. Quando il Signore è il “tuo” Dio, riesci a comprendere ciò che egli ti chiede. Solo a questo punto egli ti può rivelare ciò che conta veramente.

È l’amore che conta! Non qualcosa di sentimentale, ma quello che lui stesso ci ha manifestato in Gesù: dando la sua vita. Il cristiano si misura con una persona concreta, con Gesù, che ha fatto dell’offerta di sé il segno tangibile del suo amore, del sacrificarsi ha fatto il segno del suo dono a noi.

Come si fa ad amare Dio? Attraverso la strada più breve: il fratello, colui che è più vicino. Amerai il tuo Dio. Amerai il tuo prossimo. È al futuro: amerai vuol dire che è uno stile permanente, mai finito e mai del tutto compiuto. Amerai di nuovo, ancora. L’amore ha sempre nuove strade e nuovi inizi, proprio come fa Dio ogni nuovo giorno che comincia.

Nel dialogo tra Gesù e lo scriba c’è un’atmosfera diversa dai dibattiti polemici che conosciamo nel vangelo. C’è tra Gesù e lo scriba una specie di ammirazione reciproca: Non sei lontano dal Regno di Dio. Questo fa ben pensare (e sperare) che i “vicini” al Regno di Dio siano numerosi, e presenti in mezzo a tutti i popoli e alle religioni!