Pagine di storia della Chiesa

Il rosario, preghiera per la pace

Leone XIII ne sostenne la pratica con nove encicliche

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Da Gregorio XIII (1572-1585), successore di Pio V, quasi tutti i pontefici promulgano documenti sul rosario. L’alta frequenza non li distingue per originalità, ma consolida un insegnamento e una prassi. Ecco gli elementi ricorrenti in questi documenti: l’importanza della preghiera del rosario per la difesa della fede, per la diffusione del Vangelo, per la pace tra i popoli; la raccomandazione ai fedeli di recitare quotidianamente il rosario; le speciali indulgenze concesse a coloro che recitano il rosario; i privilegi alle confraternite del rosario.

A partire dalla fine del Cinquecento e fino alla metà del Novecento, una delle attività pastorali straordinarie nella vita delle parrocchie era costituita dalle missioni popolari, che vedevano impegnati sacerdoti religiosi, primi fra tutti Cappuccini, Gesuiti, Lazzaristi. Due sono le devozioni che vengono promosse dai predicatori itineranti: la Via Crucis e il rosario.

Sulla preghiera del rosario vengono scritti anche trattati spirituali. Eccelle su tutti quello composto da san Luigi Maria Grignon de Monfort (1673-1716). Questi fu un grande missionario, che predicò il Vangelo nei villaggi e città della Francia settentrionale ed occidentale. Tra gli altri libri di meditazione, nel 1710 pubblicò Il segreto ammirabile del Santo Rosario, per convertirsi e per salvarsi. Si tratta di un volumetto che nulla ha perso della sua freschezza: vi si trovano delle meditazioni sul Padre Nostro e l’Ave Maria, quindi l’esposizione di ognuno dei 15 misteri, una riflessione sui frutti spirituali della preghiera del rosario e dei consigli su come recitare questa preghiera mariana.

Il papa della fine dell’Ottocento, Leone XIII (1878-1903), fu particolarmente sollecito a sostenere e diffondere nella Chiesa la preghiera del rosario. Infatti a questa pia pratica dedicò ben 16 documenti, nove dei quali furono delle encicliche. In questi testi sviluppa un’autentica dottrina spirituale su questa preghiera, di cui dice: «è come la tessera della nostra fede e il compendio del culto dovuto a Maria».

Nel 1883 inserì nelle litanie l’invocazione Regina Sacratissimi Rosarii (Regina del Santo Rosario). Con l’enciclica Octobri mense, del 1891 stabilì nella Chiesa la pratica della recita comunitaria quotidiana del rosario durante il mese di ottobre. L’enciclica inoltre metteva in guardia da forme esagerate e poco illuminate di devozione mariana.

In questo attivismo nel diffondere la preghiera del rosario Leone XIII è sostenuto da ragioni pastorali. Egli sottolinea che la preghiera del rosario è una preghiera cristologica, che con il soccorso di Maria fa meditare sulle vicende principali dell’esistenza di Gesù. In tal modo questa preghiera inculca in modo facile le principali verità della fede nell’animo dei semplici fedeli.

Questa preghiera, sottolinea Leone XIII, porta non solo a familiarizzare con i fatti della nostra fede, ma ad ispirare la nostra esistenza ad essi. I misteri gaudiosi aiutano a superare l’avversione verso la vita umile e laboriosa, in quanto si medita sull’umiltà del Figlio di Dio e di Maria; meditando i misteri della passione di Gesù, il fedele è sostenuto ad affrontare le avversità della vita; pregando i misteri gloriosi si contrasta l’indifferenza verso il nostro destino eterno e si è spronati ad agire virtuosamente.

Sempre nel 1891 Leone XIII stabilì per alcune diocesi francesi la celebrazione liturgica di Nostra Signora di Lourdes all’11 febbraio, estesa poi da Pio X nel 1907 a tutta la Chiesa. Nel codice di diritto canonico, che venne promulgato da papa Benedetto XV nel 1917, era stabilito per i preti l’obbligo di recitare ogni giorno la corona del rosario.

Concludo fermandomi a Pio XII (1939-1958) il quale al rosario dedicò una decina di documenti, uno dei quali era un’enciclica. In quest’ultima, promulgata nel 1951, sottolineava a chiare lettera l’importanza della preghiera del rosario: «Benché non ci sia un unico modo di pregare per conseguire aiuto, tuttavia noi stimiamo che il santo rosario sia il mezzo più conveniente ed efficace: come del resto chiaramente dimostrano sia l’origine stessa, più divina che umana, di questa pratica, sia la sua intima natura […] non esitiamo ad affermare di nuovo pubblicamente che grande è la speranza che noi riponiamo nel santo rosario per risanare i mali che affliggono i nostri tempi».

don Claudio Centa
(4 – fine)


SASSOFERRATO (Giovanni Battista Salvi), Madonna del Rosario, 1643, Roma, basilica di Santa Sabina. L’artista, che a giudizio di Federico Zeri fu uno dei più capaci ad esprimere su tela le convinzioni del cattolicesimo post tridentino, manifesta il sentire fortemente diffuso che considera la preghiera del rosario raccomandata dalla stessa Vergine Maria.