Della devozione mariana del vescovo Maffeo Ducoli – che ha guidato le diocesi di Belluno e di Feltre (poi dal 1986 diocesi di Belluno-Feltre) per 20 anni – non credo ci sia molto da dire: è ben nota dai suoi interventi, da tanti inviti “seminati” nelle sue visite alle parrocchie, negli incontri con sacerdoti e laici e anche dalla fedeltà alla partecipazione ai pellegrinaggi diocesani in treno a Lourdes con l’Unitalsi. Ed è questa devozione che lo ha portato a dotare il colle bellunese del Nevegal di un santuario dedicato alla Beata Vergine di Lourdes.
Io c’ero quel 30 luglio 1994 – sono passati trent’anni – quando il Presidente dell’Unitalsi, mons. Alessandro Plotti – con la presenza anche di alcuni vescovi del Triveneto – inaugurò ufficialmente l’attività del Santuario; il giorno prima era stata solennemente collocata l’immagine della Vergine Immacolata, copia fedele di quella di Lourdes, benedetta da papa Giovanni Paolo II a Domegge di Cadore il 30 agosto 1992.
Vado con la memoria ai giorni in cui egli, con i suoi collaboratori, progettava la costruzione del Santuario del Nevegal: un luogo di culto che rispondesse alle esigenze delle migliaia di persone che ogni anno frequentavano il colle bellunese. Me ne parlava senza nascondere le difficoltà provenienti da una burocrazia asfissiante, ma anche da persone che non condividevano il progetto e ho sempre avuto l’impressione di una persona che, comunque, cercava con onestà di essere nel solco della volontà di Dio; per questo, mentre si dava generosamente da fare, pregava molto e chiedeva a tutti – soprattutto agli ammalati – di pregare.
Non fu quindi semplice amore per l’arte quello che ha guidato monsignor Ducoli nella grande impresa di costruire un santuario dedicato a Maria. Certo, egli si è sempre mostrato attento a questo aspetto della vita della Chiesa (e lo dimostrano le attenzioni per la Cattedrale e il restauro a sue spese delle opere d’arte presenti nel Seminario di Feltre), ma a muoverlo è stato il suo cuore di Pastore e la sua grande devozione a Maria Immacolata. Egli pensava a un luogo che, inserito con delicatezza nell’ambiente montano, invitasse alla meditazione e alla preghiera, quasi un’oasi di pace e di silenzio dove, lontano dalle parole vuote del mondo, risuonasse solamente la Parola e vi fossero cuori pronti ad accoglierla, così come Maria accolse nel suo grembo il Verbo di Dio.
Ho avuto modo di condividere con monsignor Ducoli ansie e preoccupazioni, gioie e speranze quando i lavori alternativamente proseguivano o sembravano arenarsi: era un’ansia che mi piace accostare a quella del pellegrino del salmo che non vede l’ora di arrivare al Tempio, dimora di Dio: «Mi consumano nostalgia e desiderio del tempio del Signore…Meglio per me un giorno nella tua casa che mille altrove…». Penso che tale impegno ci ricordi anche oggi che costruire (o restaurare) una chiesa materiale non significa perdersi in cose non necessarie, perché la chiesa di pietre è un bene che resta, consegnato alle generazioni future, destinato ad impreziosire per secoli la storia, oltre che il patrimonio spirituale e culturale di una intera comunità di credenti.
L’8 febbraio 1991, giorno della firma della convenzione per la costruzione del Santuario scriveva: «Spero di concludere il mio servizio episcopale a Belluno con questa importante opera – santuario – centro mariano per la diocesi. Maria mi accolga in paradiso come figlio a lei devotissimo. A lei offro quanto possiedo perché tutti la venerino e la amino». Posso dire che è stato esaudito; anzi che gli sono stati concessi tanti anni (mons. Ducoli è mancato nel 2012) in cui ha potuto, in accordo con i Rettori che si sono susseguiti, aiutare il Santuario, seguirne la vita e portare la sua parola suadente ed entusiasta a favore di quest’opera.
“30 anni di grazia” si intitola la Giornata commemorativa di domenica 28 luglio. Credo davvero che la presenza di questo Santuario nel nostro territorio sia stata per tanti fedeli un grande dono di grazia: siamo certi che questo “dono” continuerà anche in futuro come realizzazione di un sogno felice e provvidenziale.
mons. Giorgio Lise
già Segretario del vescovo Ducoli