Dal 7 agosto al 4 settembre

In Seminario la mostra di Franco Losso e Renata Olivotti

Terzo appuntamento della rassegna “Al tramonto nel chiostro gotico”

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Mostra di pittura e di scultura per il terzo appuntamento della rassegna “Al tramonto nel chiostro gotico”, promossa da mons. Giorgio Lise, Rettore del Seminario Gregoriano di Belluno. A partire dal 7 agosto fino al 4 settembre sarà possibile ogni domenica pomeriggio, dalle 15.30 alle 18.00, accedere gratuitamente agli spazi della prestigiosa struttura architettonica, alla chiesa di san Pietro e ai chiostri, con le guide competenti messe a disposizione dall’Associazione Campedel, e prendere visione anche delle opere di Renata Olivotti e di Franco Losso esposte nel porticato dello stupendo chiostro gotico del XV secolo.

Renata Olivotti vive a Cibiana di Cadore e da più di un quarantennio è dedita all’attività pittorica, iniziata negli anni Settanta del secolo scorso a Buenos Aires dove, partita dal Cadore ancora adolescente, si era trasferita con la famiglia. Vi è un tema di fondo che l’artista cadorina narra con passione nelle sue tele: la figura femminile, l’essere donna, il significato della sua esistenza e della sua intricata e complessa dimensione psichica. L’approccio a questo tema è di ordine per così dire psicoanalitico, la figura viene frantumata, scomposta, scandagliata nei suoi elementi anatomici fondamentali e di volta in volta ricostruita con linee sinuose del corpo, profili, mani, volti anche sovrapposti l’uno sull’altro. Questi tratti si ritrovano sempre nella sua pittura e sono elementi o prepotentemente evidenziati, come è facilmente riconoscibile nei quadri più giovanili, o suscitati e vaporosamente evocati, fino quasi a sparire, come accade nella produzione più recente.

Franco Losso è nativo di Codissago, dove vive attualmente. È pittore, scultore, restauratore e storico, con una predilezione particolare per argomenti riguardanti la Pieve di Lavazzo. Ha trascorso un decennio a Roma nello studio di architettura ed ingegneria di Pier Luigi Nervi e lunghi periodi all’estero.

Le opere pittoriche presenti nel porticato chiostro gotico, “Vaia”, “Ecce Homo”, “Primo mattino”, “L’arco di Afrodite” e “Violinista con torzella messapica”, rivelano la capacità dell’artista di rappresentare sia l’astratto che il figurativo con sicura ed efficace maestria. La figura femminile, in particolare, rinasce ogni volta sulle tele nella sua piena e dilatata affettività, nel suo mistero di madre e di persona naturalmente votata all’amore, con spazi interiori che si sottraggono ad una indagine razionale ma che ben si offrono alla penetrante interpretazione di Losso, che sa cogliere e rappresentare stati d’animo di quieta attesa, di ascolto e di accoglienza.

Losso è anche un affermato scultore. Le statue esposte, “La madre terra”, “Menadàs”, “Canne d’Organo” e quattro opere “Senza titolo” di forme astratte, catturano l’osservatore facendo vivere incontri intensi e indimenticabili.

Maria Giacin