Un percorso caratterizzato da momenti difficili e complicati, sempre superati grazie al legame della comunità con la propria chiesa. Così la parrocchia di Soranzen ha potuto festeggiare ottant’anni di cammino comunitario, confluito negli ultimi anni nell’unione con la pieve di Cesiomaggiore e con la parrocchia di Pez. È la più giovane comunità religiosa cesiolina, perché come ricordato da don Claudio Centa a introduzione della Messa di ringraziamento per gli 80 anni: risale al lontano 1611 la fondazione della parrocchia di Arson, al 1689 la costituzione della parrocchia di Nemeggio – dipendente da Vignui – la cui metà orientale del territorio fu ceduta da Cesio e l’anno 1922 segna la nascita della parrocchia di Pez. Il 26 luglio 1944 per l’esattezza, proprio nell’anno della Seconda Guerra Mondiale da noi più doloroso, nel quale le persone sentivano la necessità di legarsi con ancor maggior forza al proprio territorio, nasce la comunità parrocchiale di Soranzen.
La Messa di ringraziamento, posticipata di qualche mese rispetto alla precisa data di fondazione, ha voluto riunire sia i parrocchiani di Soranzen sia quelli di Cesio e Pez, la cui sinergia è rappresentata da vari passaggi, come il consiglio pastorale unitario, il bollettino unico “La Nostra Voce” proposto ancor prima del 2019 da don Andrea Piccolin e tante attività progettate e portate avanti in collaborazione. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo Renato Marangoni. «Se siamo qui è perché un popolo ci ha preceduto», ha evidenziato il vescovo Renato, il quale non ha potuto che citare gli ultimi travagliati anni caratterizzati dalla morte sia di don Vinicio Marcon – sacerdote di stanza a Soranzen – e di don Samuel Gallardo, parroco delle parrocchie di Cesiomaggiore e Soranzen. «Devo ringraziare i parrocchiani, in quanto da questa comunità ho appreso cosa significa il superare momenti difficili. Sembrava ci fosse qualcosa che andava “contro” di voi, eppure so bene quanta disponibilità ci sia da parte vostra. Ciò è motivo di fiducia e aiuta a rompere certi timori e certe esitazioni».
Gianluca Da Poian