Quando dieci giorni fa sono partito con i giovani della diocesi come pellegrino verso Santiago ero convinto di aver preso davvero l’essenziale: 6 kg lordi, una piccola meraviglia di compattezza. Poi però a O Porto non arrivano 13 zaini, tra cui il mio, e ci troviamo a camminare e vivere il primo giorno da pellegrini solo con il bagaglio a mano: un cambio di intimo e una borraccia d’acqua, quello era l’essenziale, poco più di 1,5 kg. Oserei dire che ognuno decide ciò che è essenziale nella sua vita: ciò che ci sta in uno zaino, una villa padronale, un buon lavoro, una famiglia e delle relazioni stabili…per Gesù l’essenziale è – chiaramente – il rapporto d’amore tra Dio e il suo popolo.
Il ragionamento che Gesù imposta con i farisei è proprio la ricerca di ciò che effettivamente regge la nostra professione di fede e ciò che è collaterale. La tradizione non sostituisce la fede, non può essere più importante e venir prima di Dio stesso. Anche le conseguenze e le norme che si aggiungono nel tempo hanno valore fino a quando portano a scoprire l’essenziale.
«L’impurità non è all’esterno, ma all’interno, nel cuore. Ristabilisce dunque l’ordine creazionale, secondo cui tutto quanto è stato creato è “cosa buona” (cf. Gen 1). Ribadisce che nessun essere umano è impuro. Ricorda che il discrimine tra bene e male, tra puro e impuro, non separa gli esseri umani, ma attraversa il cuore di ciascuno» (Sabino Chialà).
Il male non sta nelle cose, ma nel cuore con cui ci si accosta alle cose e agli altri. Nel modo con cui li si guarda, se ne parla, li si incontra. C’è un’impurità alla quale siamo tutti soggetti: quella che viene dal cuore. Quel cuore impermeabile del quale Gesù si è spesso rattristato, fino a esserne irritato (cf. 3,5; cf. anche 6,52; 8,17). Il cuore è l’organo del discernimento. Lì sono coltivati i semi del bene e quelli del male, a seconda di ciò cui facciamo spazio, a seconda di ciò che vi custodiamo.
«Impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (v. 21-22).
Sono tutte forme di relazioni malate. Sono queste, dice Gesù, realtà «che vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» (v. 23). Lo rendono impuro perché ne avvelenano le relazioni con gli altri, ma innanzitutto lo rendono impuro occupando il suo stesso cuore. Perché chi fa il male, o dice il male, o anche solo pensa il male… non reca danno solo alla sua “vittima”, ma innanzitutto a sé stesso. I pensieri rovinano le relazioni e, se si trasformano in atto malvagio, danneggiano anche l’altro. Ma il primo male lo recano a chi li coltiva, rendendolo “impuro”, divorandone il cuore. Ecco l’impurità da temere, dice Gesù, e da cui cercare di liberarsi con ogni mezzo!
Anche la giornata per la custodia del creato può farci pensare alle nostre azioni nei confronti del Creato, possiamo lamentarci e dire che tutto cambia per colpa di altri e che le risposte le possono prendere solo i grandi della terra, ma c’è uno spazio d’azione anche per noi, che un bene possibile che parte dal cuore e può rendere puro il pezzo di mondo vicino a noi.
Conosciamo e custodiamo il nostro cuore e scopriremo le meraviglie di Dio.