Camminiamo nel tempo, come singoli e come Chiesa, ma non siamo mai soli: Cristo cammina col suo popolo e il suo Vangelo resta: «Le mie parole non passeranno».
Nell’attraversare questo nostro tempo, avvertiamo l’incertezza e siamo in ansia per problemi personali e mondiali. Si stenta a vederci chiaro. Si cammina come nella penombra con passo incerto. Il sole si è eclissato (a volte sembra!); le potenze dei cieli sono sconvolte… ci si mettono anche i cambiamenti climatici!
Nelle nostre preoccupazioni, il Vangelo vuole incoraggiare e dire che non è vero che il sole si è oscurato: le parole di Gesù restano forti e chiare anche se il sole, i cieli e la terra passano.
Anche se i comportamenti e le scelte di molti non riflettono più la mentalità cristiana, il Vangelo resta. Anche se la convivenza umana oggi è ispirata meno dai valori cristiani e più dalla forza di chi ha potere economico e prepotenza verbale, il Vangelo resta come parola sempre portatrice di nuovi modi di fare e pensare.
Gesù insegna a guardare le piante che, in primavera, tornano a germogliare. Bisogna stare attenti perché in ogni stagione sta germogliando la novità evangelica. Il Vangelo di Gesù ha sempre germogliato nei secoli passati: crediamo che continuerà a farlo. Chiediamo solo la grazia di riuscire a vedere qualche germoglio.
C’è in tutti qualche germe di bene: impossibile non vederlo! Anche i piccoli atti quotidiani di amore sono germogli che esistono e si sviluppano. A ben guardare ci sono, nelle vicende del mondo, piccole stelle che non sono cadute dal cielo e continuano a brillare, magari in modo impercettibile.
L’idea del Vangelo come germoglio di novità ci porta, noi cristiani, a non ridurre il cristianesimo a ciò che è stato nella storia passata e neanche nel nostro passato recente, che non ci sono più. Bisogna guardare verso l’avvenire e guardare in alto verso il Signore che viene.
In passato, il giudizio universale e la venuta del Signore hanno avuto l’effetto di incutere molta paura. Invece la venuta del Signore Gesù, con grande potenza e gloria, dev’essere motivo di consolazione. Il trionfo del Figlio dell’Uomo ha duplice effetto: giudizio e salvezza, timore e consolazione, e addita al popolo scoraggiato le ragioni della fiducia. Proprio nel tempo dell’angoscia, il popolo sarà salvato. Il vangelo ricorda che siamo incamminati verso il compimento che il Signore stesso realizzerà, come è vero che le sue parole non passeranno.
Vediamo l’inconsistenza di tante nostre realizzazioni: tutto è destinato a dissolversi, ma tutto di noi va innestato sull’albero rigoglioso che è la vicenda di Gesù. A tratti ci sembrerà di essere nell’aridità invernale, ma lo sguardo di fede coglie le prime gemme della primavera. Per questo Gesù ripete: Imparate dalle piante (dal fico quando germoglia).
Il Vangelo insomma non sta alle nostre spalle, ma ci sta davanti come nostro futuro, come promessa di un avvenire che crescerà. Il Vangelo è ancora l’avvenire dell’umanità. La parola di Gesù darà ancora una risposta unica e originale.
Per noi cristiani c’è modo di vivere la novità del Vangelo e non è proprio il caso di rassegnarsi a sopravvivere in qualche modo.