«Una tira l’altra» è il titolo di un programma televisivo. Certo: riferito alle comunità religiose che nella nostra diocesi hanno lasciato ultimamente il loro prezioso servizio, potrebbe sembrare fuori luogo. Ma, lasciandoci scappare un sorriso amaro, penso che la frase renda bene il fatto che nel giro di qualche mese tre comunità di religiose operanti nel nostro territorio diocesano abbiano chiuso la loro attività, o lo stiano per fare: le suore delle Poverelle di Seren del Grappa e di Meano e le Sorelle dell’Opus Mariae Reginae di Santa Giustina. Senza contare quelle che nel corso di questi ultimi anni hanno lasciato le attività pastorali che svolgevano nelle nostre parrocchie.
Il motivo è noto: laicamente potremmo dire: “manca il personale”. Con un linguaggio che attiene maggiormente alla comunità cristiana, dobbiamo dire che mancano le vocazioni alla vita consacrata, che – come ci ha detto il Concilio – appartiene alla vita e alla santità della Chiesa (cfr. LG 44).
Ora, evidentemente, ci dispiace nel profondo questo progressivo esaurimento della presenza di religiose – ma vale anche per i religiosi – nella nostra comunità diocesana; e, mentre, doverosamente, ci chiediamo quanto abbiamo dato prova di apprezzare, stimare, sostenere sinceramente e concretamente tali presenze in mezzo a noi, cerchiamo di guardare alla luce del Vangelo questi fatti: nulla avviene per caso. Il Signore guida la storia, quella del mondo e quella della Chiesa. E quindi anche la nostra. A noi cogliere i segni della sua presenza, segni che spesso non sono quelli che ci attenderemmo.
Mi permetto due brevi sottolineature protese – diciamo così – al futuro.
1. La decrescita dei numeri non ci chiede di abbandonarci a facili lamenti o inutili nostalgie; piuttosto fa emergere l’esigenza di vivere con maggiore radicalità la testimonianza evangelica. Un certo aumento delle vocazioni contemplative, probabilmente, ci sta dicendo proprio questo! Non dimentichiamo mai che solo il Vangelo ha in sé una potente forza generatrice, non i nostri piani, progetti, strutture…
2. Qualcuno ha detto che la vita consacrata sta scomparendo. Rifiutiamo di accogliere questa visione negativa del tempo storico in cui il Signore posti a vivere. Possono scomparire le forme di vita consacrata nel loro modo di presentarsi, perfino nel nome con cui le abbiamo conosciute; ma dal seme gettato nel tempo, potranno nascere – e in parte sono già nati – nuovi testimoni di quella vita consacrata che non verrà mai meno.
Affido a tutti un brano carico di speranza, tratto dalla Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II. Facciamone tesoro! «Dalla virtù del Signore risuscitato (la Chiesa) trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce» (LG 8).
mons. Giorgio Lise
Delegato per la Vita consacrata