Tempo di avvento

Luci di Natale

La danza delle luci natalizie quest’anno ha avuto il via prima del solito? Una riflessione

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È solo una mia percezione? Mi pare che la danza delle luci natalizie quest’anno abbia avuto il via prima del solito. Il calendario non indicava ancora l’Avvento che già un buon numero di luminarie ha cominciato a riscaldare e donare splendore alle nostre vie.

Potremmo leggere questo fatto in due modi contrapposti. La sinfonia variopinta maschera la volontà di dimenticare le terribili notizie che ci giungono dal mondo: le luci di Natale come un enorme cancellino per gli orrori quotidiani, una potente spugna per rimuovere il male che sembra assediarci. Fatichiamo, purtroppo, a tenere il conto delle guerre che si stanno combattendo, alcune sulla porta di casa, e sembra davvero lontana la pace o almeno una tregua. Abbiamo sentito risuonare una parola che auspicavamo consegnata agli annali della storia seppur recente: genocidio. Ci scorrono davanti agli occhi immagini che ci testimoniano che la guerra, come sempre, colpisce soprattutto i più deboli, i bambini, vittime di atrocità inaudite.

I toni del dibattito politico e sociale, non solo nel nostro Paese, si fanno acuti, stridenti, arrabbiati, a volte impauriscono. I responsabili della “cosa pubblica” usano espressioni che mirano sempre alla contrapposizione, alla divisione, a marcare le differenze: noi e loro in una logica binaria lontanissima dalla realtà. Prevale in chi ha responsabilità politiche e soprattutto amministrative il gettare benzina sul fuoco del crescente malessere sociale che colpisce in particolare i nostri figli che sembrano aver perso la capacità di coniugare i verbi al futuro e sono vittime della rassegnazione. E allora cerchiamo nelle tante piccole luci che brillano nelle nostre case una via di fuga, vogliamo che sia già Natale come approdo in un porto sicuro, ma illusorio se così fosse.

Oppure potremmo leggere questa accensione anticipata come un segno di speranza, un desiderio, un’urgenza di affidarci al messaggio di Colui che l’Avvento ci invita ad accogliere. Abbiamo bisogno di sentire risuonare parole d’amore e di vederne la testimonianza. Fratellanza, alleanza, prossimo sono l’eredità del messaggio evangelico, al di là e oltre gli aspetti religiosi, di cui gli uomini e le donne, diversi per fede religiosa e nazionalità, ma abitanti di questo paese comune, il pianeta terra, hanno bisogno. Dobbiamo convintamente credere che le luci di Natale che già oggi, e ancora di più nei prossimi giorni, riempiono di meraviglia gli occhi dei bambini e degli adulti, siano un appello e una chiamata alla pace, all’armonia, al riconoscerci vicini di casa e custodi responsabili del creato. Cominciamo dal linguaggio che usiamo. Noi tutti, ma soprattutto chi governa, dobbiamo sempre cercare, anche nelle parole che impieghiamo, ciò che unisce e mai ciò che divide, ciò che favorisce la collaborazione e allontana la divisone, ciò che guarda al futuro e non ci rinchiude nel passato.

Flavio Battiston