A cura don Andrea Canal (Solennità dell’assunzione di Maria)

L’umiltà guardata e benedetta da Dio

Sentiamo Maria vicina a noi nella vita di discepola e sorella, figlia dell’umanità come ognuno di noi

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Nell’occasione delle feste e delle solennità mariane c’è il rischio di dire troppo o di limitarsi a dire troppo poco. Trovare la giusta misura non è un compito semplice: Maria è stata una donna importante della storia della salvezza, madre di Dio e di Gesù Cristo, ma la sentiamo indissolubilmente vicina a noi nella vita di discepola e sorella nostra, figlia dell’umanità come ognuno di noi. La sua vita è avvolta dal mistero, le informazioni sono molto scarne, ma facciamo tesoro dei racconti evangelici per non lasciarci sfuggire qualche tratto che illumina più la missione di suo Figlio che non la sua, è rimasta un’ancella (serva) della Parola fino alla fine.

Prima di ascoltare le poche parole che la scrittura ci tramanda, è interessante notare come anche la presenza nei fatti della vita del Signore sia molta limitata; come nota qualche commentatore viene presentata con maggior enfasi nei momenti bui e tristi, come a indicare una via, l’orizzonte verso cui portare lo sguardo.

Maria, infatti, non è mai presente — ed è un fatto singolare questo nel Vangelo – nei momenti di gloria di Gesù: è presente sul Calvario, cioè nel momento in cui il povero è al primo posto. Maria è presente sotto la Croce, nella deposizione, quando dunque la storia, che ha avuto momenti di grandezza e di trionfo per il Figlio suo, si è chiusa nella ignominia e nella sconfitta (E. Ronchi)

È una presenza discreta, ma sicuramente influente nella vita dei discepoli che sanno farsi attenti ai suoi consigli e ricordano con certezza la sua presenza nella vita della comunità.

L’incontro con la cugina Elisabetta ci porta dentro la vita domestica e dentro le meraviglie di Dio, riesce a togliere un po’ di regale compostezza a Maria e la esalta nella sua umanità e semplicità, nella sua umiltà. Le due cugine desiderano raccontarsi la gioia che portano dentro, sanno cosa vuol dire credere in Dio e non riescono a contenere tutto questo; il loro desiderio prevale sul bisogno di parlare, anche i due bambini non si trattengono. È molto dolce e sincero questo racconto, non mistifica e non ingigantisce la realtà, Dio è proprio presente nel quotidiano, nel loro come nel nostro. Una gioia attira l’altra e un saluto tira l’altro, non c’è precedenza e non ci sono priorità tra tutti loro, ognuno dice tutto quello che sente in corpo e i corpi stessi vibrano di questa bellezza divina indescrivibile.

Per quanto si possa cercare una chiave di lettura del testo dell’Apocalisse, è più facile rimanere incantati dalle immagini che non la loro comprensibilità, ma nelle loro essere criptiche troviamo un annuncio di speranza, c’è un altro tempo che ci aspetta e che è compito nostro testimoniare, aver visto o vissuto la vittoria della Vita sulla morte ci introduce in una dimensione nuova, sappiamo dove puntare lo sguardo, sappiamo ascoltare la voce della Croce, contemplare il Trono dell’Amore.

Non c’è nessun dubbio sull’ordine delle priorità, anche Paolo lo ribadisce per chiarezza, ma non tutto è concluso, c’è uno spazio di azione e di vita che Cristo ha inaugurato, c’è speranza!

San Luca si sofferma sull’azione di Dio nella vita di Maria, con naturale onestà le si riconosce la dote dell’umiltà che noi vediamo nel Figlio e che lei stessa gli ha trasmesso. Non tutto è già scritto, c’è uno spazio di azione riservato a Dio – nulla è impossibile a Dio – ogni volta che noi gli lasciamo posto. Maria prende posto nella storia della salvezza perché ha lasciato posto a Dio, ha visto una strada possibile per lei e non ha smesso di credere.

La sua «umiltà», «guardata» e dunque benedetta dall’Onnipotente, apre una strada nuova e fa spazio alla pienezza del Mistero: il nostro Dio fatto carne in lei, compimento delle Promesse pronunciate su «Abramo e la sua discendenza», certezza della fede di quanti, lungo tutta la storia della Salvezza, attendono e sperano in Colui nel quale «sussulta di gioia» ogni figlio, come il Battista nel giorno della Visitazione. Contro il miracolo della Vita, dono ineffabile affidato dal principio in modo speciale alla donna e madre, alleata di Dio e capace di custodire i suoi figli dal nemico che vuole farli morire, si avventa in ogni tempo, da Genesi ad Apocalisse, il drago, il serpente antico, «per divorare il bambino appena nato»: a noi, rinati dall’acqua del Battesimo, Maria consegna la sua stessa missione di cura, di custodia e di amore, la sua testimonianza, l’esempio luminoso della sua sequela, fino alla Croce e alla Gloria. (L. Paladino)

 

Giornata per il seminario diocesano e i seminaristi