A cura di don Paolino Rossini (27ª domenica del tempo ordinario - Anno B)

Non è dei nostri!

Prima di tagliare l’estraneo, è utile vedere se il male da tagliare non sia dentro

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Preghiamo, perché il Signore effonda ancora il suo Spirito Santo sopra il suo popolo, come ha fatto quella volta quando ha preso lo Spirito di Mosè e l’ha distribuito su settanta anziani.

Più ancora oggi il Signore vuol distribuire lo Spirito sui battezzati e su tutti i cresimati, sugli anziani e anche sui giovani. Sugli anziani, cioè su coloro che hanno fatto ormai un certo cammino di fede e si prendono impegni a favore della comunità… E sui giovani, che hanno la vita davanti e cercano di programmarla bene.

Non a caso entra in scena nel vangelo l’apostolo più giovane, Giovanni. Egli vuol stabilire confini chiari e se la prende con uno che «non è dei nostri», dice.

Si riferisce a una persona estranea, che non vive la stessa esperienza del gruppo di Gesù, non ha fatto lo stesso percorso eppure è uno che fa cose simili ai discepoli di Gesù: scaccia demoni, cioè libera persone da un male profondo e oscuro. In pratica Giovanni vorrebbe l’esclusiva per il suo gruppo.

Sembra ci sia un po’ di zelo giovanile, misto a una certa ingenuità. Giovanni vorrebbe l’esclusiva del fare il bene, quasi come se gli altri, essendo diversi, non potessero fare altrettanto. È la voce dell’appartenenza rigida, dell’identità chiara, dei confini netti.

La risposta di Gesù invita a non aver paura di aprire i confini e dice: «Chi non è contro di noi è per noi». Il criterio di Gesù è inclusivo. Non c’è bisogno di difendersi, perché il bene può venire anche da chi è diverso da noi. Il bene ha una fonte che è la stessa: ci ritroveremo insieme, noi e altri, più avanti verso la foce del fiume, dove in modo diverso ci dirigiamo.

Il pensiero del più giovane tra gli Apostoli passa anche nella nostra mente, a volte, quando tendiamo a distinguere tra noi e altri, tra chi partecipa e chi no, tra chi va in chiesa e chi non va, tra chi fa molto e chi collabora poco…

Sembra che Gesù voglia dire che non è necessario mettere confini e controllarli in modo ossessivo. La Chiesa oggi non deve chiudersi nei suoi confini, assolutamente.

Il cardinal Bergoglio aveva detto, proprio la vigilia della sua elezione, che oggi Cristo non sta sulla porta a bussare, perché lo lasciamo entrare, ma sta dentro la Chiesa e bussa perché lo si lasci uscire, verso il mondo… È l’affermazione che dieci anni fa convinse i cardinali (e a lui “rovinò” la vita, come dice scherzosamente!).

Quando le cose non vanno, all’interno della comunità e delle persone, gli ostacoli non sono solo fuori. Non si deve proiettare all’esterno le cause di un disagio interno.

È più faticoso accettare che qualcosa non funzioni dentro di noi e tra noi. Per questo Gesù getta luce all’interno e aiuta a trovare ciò che non aiuta a crescere. Invita addirittura a tagliare la mano, il piede, l’occhio se fossero di ostacolo.

Prima di tagliare l’estraneo, è utile vedere se il male da tagliare non sia dentro.