Lunedì 2 giugno

Pellegrinaggio diocesano al Santo

«Siamo tentati di mostrare un volto di cristianesimo deluso e sfiduciato, forse timoroso» - FOTOGALLERY

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Lunedì 2 giugno, una numerosa rappresentanza della diocesi ha preso parte al pellegrinaggio alla basilica di Sant’Antonio. Cinque pullman, con a bordo 355 persone provenienti dal Cadore, dall’Agordino, dalla Valbelluna e dal Feltrino, hanno raggiunto Padova per vivere insieme un’intensa giornata di spiritualità.

Il vescovo Renato ha guidato il pellegrinaggio e ha presieduto l’Eucaristia all’indomani della solennità dell’Ascensione. Nell’omelia, ha invitato i presenti a riflettere sul significato della gioia cristiana: «Oggi noi siamo qui nella basilica di sant’Antonio. Guardiamo a questo santo che ci testimonia la medesima gioia che provarono gli Apostoli», ha detto, ricordando che, dopo l’Ascensione di Gesù, «tornarono a Gerusalemme pieni di gioia».

«Ma qual è e dov’è la nostra gioia?», ha chiesto il Vescovo, notando come oggi «siamo tentati di mostrare un volto di cristianesimo deluso e sfiduciato, forse timoroso». Per questo ha richiamato l’appello espresso da papa Leone XIV all’inizio del suo ministero: «Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù». Ed è proprio su questa via, ha aggiunto, che «si riaccenderà la gioia e la speranza nei nostri volti, nei nostri pensieri, nei nostri affetti».

L’invito di quest’anno è quello di farsi «pellegrini di speranza», e il viaggio verso Padova si è inserito in questo cammino. Anche di fronte alle difficoltà del tempo presente – ha ricordato il Vescovo – «Gesù si è fatto già carico della situazione odierna che ci lascia feriti, dispersi e preoccupati. Ma Lui apre una nuova e infinita possibilità di vita e di gioia: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”».

Certo, qualcuno ha portato la propria sofferenza o quella di qualche persona cara qualcun altro ha voluto portare a Sant’Antonio il proprio ringraziamento o la preghiera di affidamento per la protezione futura. Di sicuro, le intercessione del Santo ha fatto sentire tutti più vicini a Dio, a suo amore e alla sua misericordia.

Per qualcuno era la prima voltam per altri è stata la voglia di rivivere quella serenità d’animo che in una basilica così grande e così affollata non ci si aspetterebbe di trovare. Il silenzio, la devozione, il grande raccoglimento, l’intensità della preghiera ha unito spiritualmente le persone presenti: in primis le nostre comunità quelle più vicine e quelle più lontane appartenenti alla diocesi insieme a fedeli di ogni razza e popolo. Unione spirituale tra persone conosciute e ritrovate dopo tanto tempo, momenti di generosità e aiuto reciproco che sono emersi in modo così spontaneo da farci ricordare che siamo legati veramente dal dono più gande che abbiamo ricevuto: lo Spirito Santo. La nostra preghiera, soprattutto nella recita della tredicina e nella sosta davanti alle tappe del percorso giubilare, si è alzata a Dio con una speranza di unità nella Chiesa e di pace tra i popoli, per evitare «le guerre grandi e piccole» come detto dal Vescovo, che portano solo alle sofferenze che quotidianamente sono sotto i nostri occhi, là dove non siamo capaci «di amare come ha amato Gesù».

La nostra diocesi si è fatta così «pellegrina di speranza». È stata una vera gioia condividere questi passi.