Iniziata a Roma la prima Assemblea sinodale delle Chiese italiane

Si respira accoglienza e familiarità

Proprio in tempi di crisi l’annuncio del Vangelo ci fa riscoprire fratelli

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La prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia si è aperta nell’ampia Basilica di San Paolo fuori le mura: una vasta assemblea, con 943 persone, tra i quali si contano quattro cardinali, 170 vescovi, 238 preti, 6 diaconi, 37 religiose/i, 210 laici, 274 laiche. In totale 641 uomini e 302 donne. Sono i delegati delle 226 diocesi italiane. Anche la nostra diocesi è presente con suoi quattro delegati: il vescovo diocesano, due giovani donne, un prete. Se vogliamo, c’è anche un’altra presenza bellunese nella Basilica: lo stemma di papa Gregorio XVI, che nel 1840 aveva riconsacrato il tempio dopo il rovinoso incendio del 1823.

Nel suo saluto il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana subito coglie questa ampiezza: «Oggi contempliamo, attraverso la nostra presenza, tutte le Chiese in Italia», raccolta nella grandezza della basilica: «La sua grandezza ci ricorda che la Chiesa è una casa larga, accogliente, casa che prepara un posto per tutti, dove ognuno è accolto e amato, dove tutti impariamo a vivere secondo il comandamento del Signore. Casa, non realtà anonima o aziendale».

L’assise si apre con un intenso momento di preghiera ecumenica: dopo l’invocazione dello Spirito Santo e l’intronizzazione del Vangelo, sette rappresentanti delle Chiese non cattoliche operanti in Italia proclamano le lettere alle sette Chiese dell’Asia minore, raccolte nell’Apocalisse: parole antiche che raggiungono anche le Chiese dell’Italia.

Il “pezzo forte” di questo primo pomeriggio assembleare è la relazione di monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena e guida del Cammino sinodale italiano: «Conversione comunitaria, conversione personale, conversione strutturale» sono le direttive emerse nel percorso, «condizioni di possibilità per comunità più evangeliche e missionarie».

Le delegate di Belluno-Feltre, Giulia De Pra e Anna Della Lucia raccontano le sensazioni di queste prima giornata. Dicono di sentirsi «immerse in un momento di cambiamento davvero suscitato dall’azione dello Spirito Santo nella Chiesa».

Giulia sottolinea: «La cosa che mi ha colpito di più oggi è il senso di appartenenza alla Chiesa che si respirava nell’aula della Basilica; è stata un’emozione riconoscersi così piccoli, ma così tutti invitati, non solo personalmente, ma soprattutto come rappresentanti delle nostre realtà locali. È un onore essere qui, in questo luogo che inoltre ricorda san Paolo, testimone radicale della bellezza dei cambiamenti più profondi, che possiamo chiamare conversione. Il messaggio che ci ha lasciato il Papa è motivante: “Continuate a camminare, a fare Chiesa insieme, a essere una Chiesa aperta”. Le relazioni di questa giornata sono state veritiere, delicate e sensibili; si respira accoglienza e familiarità, soprattutto nell’aver ritrovato tutti i frutti, messi insieme, di questi anni e di questo cammino condiviso con tutte le chiese italiane».

Anna aggiunge: «Forte e chiaro è stato oggi il richiamo all’immagine di una Chiesa come comunità e famiglia. Nel suo intervento, il cardinale Zuppi ha tracciato un’immagine di Chiesa come luogo di relazione, del fare assieme che si propone come valido antidoto alle sfide disgreganti poste da un mondo in cui troppo spesso l’”io” soffoca la logica del “noi”. Ecco quindi che la Chiesa sinodale si riscopre spazio in cui essere famiglia, fratelli tra di noi, “tutti con tutti”, in un orizzonte che abbraccia il mondo intero, una “casa larga dove c’è posto per tutti e dove tutti devono poter trovare il loro posto”, chiamati condividere il pane in terra così come facciamo con il Pane del cielo. Il tema della fratellanza è stato ripreso anche da monsignor Castellucci, rilanciato e arricchito nella prospettiva della nostra comune vocazioni alla missione. Le nostre Chiese sono come Gesù: camminano nella storia e si lasciano interrogare dalle tante crisi del tempo moderno, non con disperazione, ma la consapevolezza che proprio in tempi di crisi l’annuncio del Vangelo ci fa riscoprire fratelli, uniti nella chiamata ad essere pellegrini di speranza».