Nella mattinata di giovedì 20 giugno

Tempo di potature e di innesti

L’assemblea del presbiterio della diocesi, per sintonizzarsi con il cammino sinodale della Chiesa universale

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In pendant per finalità e contenuti con l’incontro avvenuto nel medesimo luogo sabato scorso, con protagonisti gli Organismi di comunione, si è svolta a Col Cumano giovedì 20 giugno l’assemblea del Presbiterio diocesano, consueto appuntamento di inizio estate che tira le fila del percorso formativo svolto nell’ultimo anno, aprendo a prospettive future.

E proprio il “futuro” ha preso già subito la parola attraverso la voce di don Andrea Canal, prete novello con appena un mese “di Messa”, che ha offerto una breve riflessione ai circa sessanta presenti durante il momento di preghiera iniziale. «Sono cambiato in questo tempo di formazione» – ha affermato – «l’ideale si è calato nella realtà e mi sono accorto che il volto di Dio si rifletteva nelle amicizie concrete che mi venivano incontro». Uno sguardo di stupore, dunque, che coglie la fruttuosità del seme – ritorna ancora quest’immagine – non da idealità o da grandi risultati, ma da una fraternità ogni giorno custodita nel quotidiano. Tale è il Presbiterio di una Chiesa.

Con questa intonazione il successivo intervento del Vescovo, interposto da quello di don Davide Fiocco, ha orientato l’assemblea a sintonizzarsi sul cammino sinodale che stiamo vivendo: un tempo di potature, ma anche di “innesti”; un refrain non sempre chiaro, ma anche una fonte di nuova linfa. In continuità con la grande svolta del Concilio, la Chiesa è chiamata a conversione verso uno stile che permetta alle nostre comunità, anche le più piccole, di essere vive. Come realizzare questo?  Innanzitutto da un’assunzione di consapevolezza: «Non possiamo più dare tutto quello che come ministero ordinato abbiamo fatto o supplito» – ha chiarito il vescovo Renato che arriva poi a delineare una via d’azione, quella di «promuovere in alcuni fedeli laici la capacità di svolgere un ministero specifico; individuare un nucleo di persone – due, tre – a cui affidare l’animazione delle comunità».

Si tiene dunque aperto, come ha sintetizzato don Mirko Pozzobon, delegato per la formazione permanente del presbiterio, il grande “cantiere” della nostra Chiesa in cui ogni prete, dal più giovane al più anziano, è chiamato a formarsi e sentirsi parte…viva.