A cura di don Paolino Rossini (Solennità di Cristo Re - Anno B)

Un re sconfitto e disarmato

Sta a noi seguirlo, pur con le nostre esitazioni, ma fiduciosi nella sua vittoria

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Gesù è re. Lo ha detto lui: Io sono re. È condotto davanti all’autorità romana di Pilato ed è già giudicato e condannato dall’autorità religiosa… Ma il vero giudice diventa lui. In realtà è lui il giudice dei suoi accusatori e del suo giudice Pilato.

Incuriosisce questo re sconfitto e disarmato, che però si presenta forte come “testimone della verità”: la verità disarmata che non è debole, ma più forte della falsità e dell’ipocrisia dei capi religiosi e del detentore del potere.

Gesù ci tiene a precisare che il suo regno non è di questo mondo, e lo ripete! Dice di essere venuto in questo mondo, per rendere testimonianza alla verità. Che cos’è la verità?

La verità qui è il termine che indica il disegno di Dio sull’uomo, tutto quel complesso di valori contenuti nell’annuncio del vangelo. Parole e insegnamenti del vangelo sono la legge del regno di Gesù, che proviene da fuori del mondo. Di questa verità Cristo si fa testimone fino al martirio, fino a dare la vita.

La forza della verità è disarmata. Non ha bisogno di armi: «Rimetti la spada nel fodero!» – dice Gesù a Pietro. La verità di Gesù non può esser difesa con la violenza. Gesù non fa degli altri dei sudditi, ma degli amici. Vuole attorno a sé uomini liberi che accolgono la verità.

Gesù è talmente libero che compie gesti da servo, quando si abbassa a lavare i piedi agli altri. Gesù è libero ed è padrone della situazione al punto di rinunciare a disporre di sé e dire: «Sia fatta non la mia, ma la tua volontà». Al punto di avere la nobiltà di spirito di chiamare amico colui che lo sta tradendo… al punto di trasformare la sua croce di morte in trono di gloria e altare di offerta.

È vero che nella storia passata i seguaci di Cristo hanno usato la spada, a volte per difendere la verità e anche per imporla. Ma ci sono tanti cristiani che l’hanno testimoniata col martirio e col sacrificio della vita.

Ci sono tantissimi che si sono fatti, come Cristo, servitori dei poveri e dei deboli (e continuano a farlo!), tanti che si sono adoperati a far da pacificatori e portatori della parola di Gesù. Tanti che hanno dato la vita per questo.

Ci domandiamo: come mai il regno di Gesù, che non è di questo mondo, è combattuto e trova opposizione? Perché il regno di Dio non è realtà solo spirituale. Non è di questo mondo, tuttavia è in questo mondo e per questo mondo.

Affermando «Io sono re», Gesù dichiara di far parte dei processi di trasformazione e di crescita dell’umanità e di esser dentro nella storia. Il regno di Cristo è al cuore della storia umana.

La verità del vangelo sta al centro e i capi dei sacerdoti, come pure i tribunali di tutto il mondo lo sanno: sanno bene che il messaggio di Gesù non è solo spirituale ma è pubblico, storico e attraversa le istituzioni sacre e terrene con una contestazione che durerà fino alla fine dei tempi.

Il nostro re crocifisso, con la sua verità inascoltata continua a testimoniare che è possibile un rapporto, tra uomini e popoli, senza minaccia di spada, di guerre e di dominio.

Sta a noi seguirlo, pur con le nostre esitazioni, ma fiduciosi nella sua vittoria.