Giubileo 2025

Un tesoro che narra secoli di fede

Un bilancio dell’esperienza artistica e spirituale nel battistero della Cattedrale

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Si è conclusa domenica 25 maggio l’iniziativa espositiva giubilare ospitata nel suggestivo battistero della Cattedrale di Belluno. L’evento, curato dall’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della diocesi di Belluno-Feltre, ha rappresentato un momento significativo di riflessione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e spirituale in occasione dell’Anno Santo.

L’iniziativa, parte del più ampio progetto “Rigenerati nella Speranza: rivestiti di Cristo col Battesimo”, promosso dalla Consulta beni culturali ecclesiastici del Triveneto, ha offerto ai visitatori un’immersione nel tema del Battesimo, alla luce delle riflessioni contenute nella bolla giubilare Spes non confundit. Gli organizzatori si dichiarano soddisfatti. Nelle quattro domeniche di apertura, il battistero ha accolto circa 150 persone, tra fedeli, appassionati d’arte e turisti.

Secondo monsignor Giacomo Mazzorana, direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici, «la mostra è stata molto apprezzata sia per l’originalità dell’allestimento e dei contenuti che per le guide dell’Associazione Campedel che hanno accompagnato con competenza e professionalità i numerosi visitatori. Un vivo apprezzamento è stato espresso anche dai direttori degli Uffici diocesani per l’arte sacra del Triveneto che, insieme al nostro Vescovo, l’hanno visitata martedì 6 maggio».

Questo successo non sarebbe stato possibile senza una proficua collaborazione. Un ringraziamento speciale va all’Associazione Culturale Campedel, le cui volontarie hanno offerto preziose visite guidate, includendo anche la Cattedrale e i suoi nuovi arredi liturgici. La parrocchia Duomo-Loreto, con il parroco monsignor Attilio Zanderigo, e l’Archivio parrocchiale, con Giorgio Fornasier, sono stati fondamentali per aver messo a disposizione il battistero e i due registri battesimali storici contenenti gli atti di battesimo di Andrea Brustolon, Sebastiano Ricci e Aristide Gabelli. Un grazie sentito anche al Seminario Gregoriano, con la sua Biblioteca Gregoriana per la curatela, e alla Biblioteca Lolliniana per il contributo nella selezione delle pregevoli medaglie giubilari provenienti da una donazione di papa Gregorio XVI. Le teche espositive, infine, sono state prestate dal Museo Civico di Palazzo Fulcis. La sinergia tra tutti questi enti e la diocesi ha reso possibile un’esperienza di grande valore culturale e spirituale, dimostrando come la collaborazione sia la chiave per il successo di iniziative così significative.

La mostra al battistero di Belluno è stata non solo un’occasione per ammirare la bellezza dell’arte sacra (il coprifonte ligneo intagliato da Andrea Brustolon e Angelo Majer e la tavola trecentesca della Madonna dell’Umiltà), ma anche un momento di profonda riflessione sul significato del Giubileo e sul ruolo della fede nella nostra comunità. Le opere esposte ci ricordano la ricchezza del patrimonio artistico e culturale che le nostre chiese custodiscono. Si tratta di un tesoro che non solo narra secoli di fede e di storia, ma che rappresenta anche un punto di riferimento identitario per la nostra comunità.

Per questo, gli organizzatori desiderano lanciare un accorato appello: la tutela di queste opere sono un impegno che ci riguarda tutti. Il patrimonio artistico delle nostre chiese necessita di interventi costanti di restauro e conservazione, spesso onerosi. Per garantire che queste testimonianze di fede e d’arte possano essere ammirate e apprezzate dalle generazioni future, è indispensabile un sostegno concreto da parte di enti pubblici, privati, fondazioni e cittadini alla diocesi di Belluno-Feltre nell’attuazione di questa missione. L’Ufficio beni culturali ecclesiastici si impegna a proseguire in questa direzione, promuovendo la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio diocesano, con la consapevolezza che la collaborazione e il sostegno condiviso siano indispensabili per custodire e far fruttare la nostra eredità più preziosa.

Giorgio Reolon