“Una prima volta”: questa espressione si addice all’appuntamento a cui le 226 diocesi d’Italia parteciperanno nel prossimo fine-settimana, da venerdì 15 a domenica 17 novembre, presso la basilica di San Paolo a Roma. Sarà un’assemblea formata da circa un migliaio di rappresentanti diocesani. Tra loro i vescovi. Fin dagli anni ’70 la Chiesa italiana, con scadenza decennale, si è radunata a convegno attorno a una tematica al fine di orientare e arricchire il suo vissuto pastorale. L’ultimo di tali eventi si è tenuto a Firenze nel novembre del 2015 con la partecipazione di papa Francesco, che sollecitò tutte le nostre comunità a una più vivace e originale presenza nel Paese. Ci affidava la sua esortazione La gioia del Vangelo per approfondirla e attuarla insieme.
In quella consegna vi era in germe l’invito ad attivare un processo di rinnovamento della vita ecclesiale. Sembrava che il Papa suggerisse anche di convocare un Sinodo “italiano”. In seno alla Conferenza dei vescovi italiani si aprì un confronto, non privo di qualche esitazione e riserva.
Contemporaneamente prendeva avvio il Sinodo dei Vescovi, indetto da papa Francesco, con la consultazione del Popolo di Dio in tutto il mondo. Il metodo di raccontarsi e ascoltarsi in piccoli gruppi ha risvegliato nella Chiesa una vitalità nuova. Si è acceso un fuoco di partecipazione e di coinvolgimento in tutte le componenti ecclesiali e sono ritornate a circolare parole evangeliche andate in oblio: ascolto, accoglienza, prossimità, corresponsabilità, conversione, rinnovamento.
In tale contesto si è sviluppato – a partire dal 2021 – il percorso particolare che ha interessato le comunità ecclesiali presenti nel nostro territorio italiano. Lo si è chiamato “Cammino sinodale delle Chiese in Italia” e ha comportato dei passaggi assai impegnativi di ascolto, di approfondimento, di visione profetica. Siamo oggi alla vigilia di una tappa decisiva, appunto la prossima assemblea sinodale.
Si giunge a essa consapevoli di un orizzonte che indica la finalità missionaria di ogni comunità ecclesiale e, dunque, di tutti i battezzati, uomini e donne. In questo tempo e nel camminare insieme si è re-imparato lo stile evangelico della prossimità. È maturata, di conseguenza, la richiesta di un rinnovamento ecclesiale che investe e impegna a dimensione comunitaria, personale e strutturale. Si tratta dei tre fronti aperti che nell’assemblea saranno rielaborati per diventare attuabili nel vissuto ecclesiale di questo nostro Paese.
A riguardo possiamo chiederci: la nostra Diocesi di Belluno-Feltre come ne è coinvolta, quale sarà il suo contributo e che cosa si attende? Siamo Chiesa di montagna con caratteristiche culturali singolari e ricche di vicende locali. Corrispondentemente al dinamismo e alle iniziative mondiali e nazionali, abbiamo compiuto dei passi significativi. Abbiamo innanzitutto cercato di sviluppare rapporti di collaborazione tra le 158 comunità parrocchiali. Le abbiamo immaginate come “comunità sorelle”. Abbiamo compiuto un esercizio di conoscenza vicendevole e di condivisione delle risorse. Ci stiamo sollecitando nel «portare insieme i pesi gli uni degli altri». E, soprattutto, nutriamo un sogno che sempre più ci sfida e ci impegna: riavvicinarci – nella nostra piccolezza – al Vangelo, condividerlo di nuovo, donarlo ancora…
+ Renato Marangoni
vescovo di Belluno-Feltre
(da L’Amico del Popolo, n. 44/2024, 7 novembre 2024)