2Tm 1,1-11; dal Sal 139 (138); Gv 19,25-37
Nel cuore della celebrazione della Pasqua, mentre risuonava nelle nostre assemblee di preghiera l’annuncio della risurrezione di Gesù, la comunità di Lamon è precipitata in un silenzio di dolore che ha soffocato persino le lacrime. La perdita così tragica di un adolescente non trova ragioni neppure per parlarne. Il nome di Riccardo è diventato una stretta al cuore di tutti. Comprendiamo l’immensa lacerazione d’affetto della mamma, della sorella, dei nonni, dei familiari. Quando il parroco don Ivo mi ha inviato la foto del volto di Riccardo mi sembrava di cogliere nei suoi tratti una immensa delicatezza come quella di un germoglio a cui non è stato concesso di sbocciare. Il suo sguardo mi ha profondamente commosso. Esile e titubante mi è sembrato che Riccardo guardasse oltre, forse lontano, come a scrutare uno sfondo e cercare una compagnia, un’amicizia, una cura. Nella foto che abbiamo potuto vedere nell’annuncio di questa celebrazione, Riccardo ci ha donato un sorriso e così ci ha sorpreso manifestandoci la verità e la bellezza di un adolescente proteso a scoprire il mistero della vita.
Non siamo abilitati a sapere tutto, tantomeno a pretendere di valutare o giudicare una situazione così complessa e così tragica. Riccardo, invece, ci convoca perché possiamo immaginare i sogni di un ragazzo che impara la vita, tra le mille titubanze che a volte si annidano come paure. Noi non possiamo non cogliere che cosa è seminato nell’intimo di un ragazzo: il suo desiderio di vivere, il suo anelito alla felicità, il suo profondo bisogno di essere amato, rispettato, protetto, atteso nei suoi tempi di crescita e di maturazione.
È importante per tutti noi questo ascolto del cuore. È il momento per tutti noi adulti di avere il coraggio di guardare in volto questi adolescenti, nella stagione primaverile del loro crescere e di lasciarci interrogare da ciò che ancora attendono da noi.
Nella prima lettura che abbiamo ascoltato, l’apostolo Paolo si rivolge ammirato al giovane Timòteo per sostenerlo e accompagnarlo nell’assunzione di nuove responsabilità. Lo chiama «figlio carissimo» e ci ricorda che tutti siamo chiamati a generare un po’ di vita, in particolare a chi è venuto a questo mondo dopo di noi. Paolo gli confida con estremo pudore: «Mi ricordo di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna […] e tua madre […], e che ora, ne sono certo, è anche in te». Sì, non dobbiamo dimenticare anche noi le lacrime di un adolescente. Sono lacrime da raccogliere, da asciugare, da amare… In quelle lacrime vorremmo porre una promessa che è donata a tutti: come dice Paolo, «ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità. […] Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita».
Oggi ci siamo stretti in vicinanza d’affetto e in solidarietà di preghiera alla mamma, alla sorella, ai familiari di Riccardo. Ci vuole il coraggio di riscoprire il dono di essere comunità: qui deve palpitare con più dedizione la comunità civile costituita dalla popolazione di Lamon, con le sue tre comunità parrocchiali di Arina, Lamon, San Donato. Nessuno di voi, nessuna vicenda familiare, nessuna storia singolare devono rimanere estranee in una comunità. Ci deve essere spazio di vita per tutti, cura vicendevole, fiducia da costruire sempre di nuovo.
Nel racconto del Vangelo, siamo nel momento estremo e tragico della vicenda di Gesù. Dinnanzi all’imperversare della violenza, c’è una lancia d’amore che spezza l’orrore più ingiusto e lo frantuma: «Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé».
Anche nel racconto del Vangelo c’è un giovane a insegnare la vera vita. Viene, lì citato, un passo della Bibbia: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Il “nostro” figlio Riccardo – per voi ragazzi e giovani: il “vostro” fratello e amico Riccardo – ci invita a scrutare e cercare l’amore che guarisce, risana e salva.
Abbiamo pregato così poco fa nel salmo:
«Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda».
Riccardo, sei stato preceduto da papa Francesco. Noi vogliamo pensare cha la sua affabilità e la sua tenerezza ti abbiano avvolto e abbracciato per donarti all’Amore più grande.