Comunicazione in montagna

Nella ricorrenza dell'evento “Comunicazione in montagna” - Avvenire e L’Amico del Popolo
22-07-2016

Festa di Santa Maria Maddalena, 22 luglio 2016

Porgo innanzitutto il mio saluto alla comunità cristiana di Cortina d’Ampezzo. Tale mio saluto porta con sé l’emozione dei primi incontri. Si tratta del mio secondo appuntamento qui. Giusto un mese fa, il 22 giugno scorso, ho celebrato nella piccola chiesa di Colle con d. Paolo, d. Alex e fra Patrick e le persone lì convenute. In quella stessa sera ho potuto incontrare il Consiglio pastorale.

In questa giornata della “comunicazione in montagna” – diventata ormai un’apprezzata tradizione – il nostro celebrare si arricchisce di ulteriori significati. Sono pertanto contento di porgere il saluto della nostra Chiesa locale a quanti siete qui per l’odierna manifestazione, in particolare a tutti coloro che operano nella comunicazione; inoltre a tutti voi che siete in questo meraviglioso contesto per trascorrere giorni di vacanza e ricarica interiore. Siamo grati soprattutto ad Avvenire e a L’Amico del Popolo per averci donato e preparato queste giornate.

In questo nostro celebrare – dopo di aver ascoltato la parola che abbiamo accolto come “parola di Dio” e “del Signore” – ci scopriamo ancora una volta preceduti da un “primo annunzio”. Abbiamo pregato così nella colletta iniziale: «Padre, il tuo Figlio ha voluto affidare a Maria Maddalena il primo annunzio della gioia pasquale…».

Noi siamo qui semplicemente per quel “primo annunzio”. Questa verità ci precede e fonda e motiva il nostro ritrovarci a fare Eucaristia.

E lo siamo con il dono di una memoria arricchita dai contorni della festa. Da alcune settimane papa Francesco ha impreziosito il ricordo di Maria Maddalena e le ha impresso i toni e i colori e le emozioni della festa.

Eccoci, dunque, con il sapore degli inizi: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17).

Sì, il Vangelo è innanzitutto il “primo annuncio”, anzi, come abbiamo pregato: “il primo annunzio della gioia pasquale”…

Sempre il cristianesimo si autentica e riprende valore se è agli inizi. Fino alla fine dei tempi e sino ai confini del mondo è tale. Questi inizi del “primo annuncio” indicano il dono e la chiamata ad essere “creatura nuova” che ciascun discepolo, ciascuna discepola di Gesù accolgono nella propria vita.

Come per Maria Maddalena, essere discepoli di Gesù ci colloca nel luogo del sepolcro, appena fuori città, probabilmente con un peso di solitudine e di incomprensione addosso, tra sogni infranti e possibili delusioni e frustrazioni.

A volte oggi lo portiamo così il nostro essere discepoli di Gesù. Così appare spesso a chi ci avvicina, a chi ci incontra, a chi guarda e considera quello che cerchiamo di fare.

Anche le nostre comunità conoscono bene la realtà di quel luogo: si ha la sensazione di essere rimasti pochi o addirittura soli. Forse non c’è neppure la commozione del pianto…

Il sepolcro è vuoto: abbiamo ancora tutti i segni che qualcosa di inaudito è successo in quel giardino, ma non basta tutto questo.

Si cercano nuova presenze e si percepisce soltanto la presenza di un “custode del giardino”… Le nostre stesse comunità cristiane possono ridursi ad essere solo “custodi di un luogo” che raccoglie tanti ricordi del passato… Ma non basta!

Sorprendenti le parole del giardiniere a cui Maria di Magdala si è rivolta per chiedere informazioni. Egli le dice:

«Donna, perché piangi? Chi cerchi?».

Sono le domande della vita, quelle che sanno raccogliere le emozioni più profonde, che sanno agganciare gli atteggiamenti più intimi, che sanno scovare i pensieri più nascosti.

Da qui comincia il “primo annuncio”. Questo è il terreno buono del seme del Vangelo.

Sono questi i nostri “inizi”, con cui ricominciare. Sono la terra assetata – come abbiamo pregato nel salmo responsoriale – che attende “il primo annuncio della gioia pasquale”…

Maria di Magdala proprio in quel giardino, con quel sepolcro, nel suo piangere e sospirare, nel suo interrogare un qualsiasi custode del giardino incontrato, tratteggia la figura del discepolo di oggi, della comunità dei discepoli che sta correndo al sepolcro anche in questo nostro tempo, dopo di aver constatato l’imbarazzo e le esitazioni di fede del gruppo degli apostoli, anche di Pietro.

Eccoci qui per chiedere il dono del “primo annuncio”… Ciascuno di noi per quello che ha già sperimentato nella sua storia personale, familiare, professionale, socioculturale…

La festa di Maria di Magdala, “l’apostola degli apostoli”, ci aiuta a cogliere l’opportunità e la promessa che il giardino sul quale girovaghiamo oggi rappresenta a noi, frementi sì di attesa, ma piuttosto spenti, con il fiato sospeso per quello che nel contesto del giardino internazionale sta succedendo…

C’è una consegna che la prima tra gli apostoli – colei che ha portato loro il “primo annuncio della gioia pasquale” – oggi ci trasmette: quel “primo annuncio” si fa possibile nella fatica dell’amare, nella persistente attesa dell’amore, nel sapersi esporre con parole, sospiri, atteggiamenti, scelte, gesti – e forse lacrime – che preparino l’amore…

Una Chiesa senza questo tirocinio d’amore non saprà andare oltre l’atto di riconoscimento di un custode…

Solo una condizione di disponibilità all’amore predispone alla fede per riconoscere e accogliere la parola del Risorto.

Ed ecco il “primo annunzio della gioia pasquale”:

«Maria, va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro”».

Ecco dove il Risorto sospinge Maria: a raggiungere i discepoli, suoi fratelli, a riconsegnare a loro la freschezza del primo annuncio, del Vangelo. Si tratta di risalire con Lui risorto al “Padre mio e Padre vostro”!