Gv 11,17-27
Abbiamo proclamato-cantato l’Akatistos. È uno tra i più famosi inni che la Chiesa Ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio).
Nella sua forma liturgica e innica tipica della Chiesa d’Oriente, ci ha immersi nella Bibbia e nei primi grandi Concili di Nicea (325), Efeso (431) e Calcedonia (451) coinvolgendoci in questa grandiosa e stupita professione di fede.
Circa l’Autore, quasi tutta la tradizione manoscritta lo considera anonimo. Oggi la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo sarebbe il frutto della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini.
Ci collochiamo così in questo primo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. È un tempo di particolare comunione tra le Chiese cristiane, quasi un modello e un paradigma di come ritrovare insieme la strada della fede nell’unità anche visibile.
Il Vangelo proclamato, scelto a tema di questa settimana di preghiera, ci riporta la domanda decisiva di Gesù – «Credi tu questo?» – posta nel punto in cui la vita umana è esposta sull’oscurità della morte. La circostanza ci è stata narrata: Marta e Maria piangono la malattia e la morte del fratello Lazzaro. Che fare di fronte al precipizio della morte? Marta e Maria cercano Gesù, gli mandano a dire che l’amico è malato.
Al v. 5 l’evangelista annota: «Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro».
In questa soglia tra vita e morte, può qualcosa solo l’amore… Ed è l’amore il terreno dove il seme della fede può morire per germogliare e poi crescere e portare frutto.
Ecco la Chiesa che – come Maria che abbiamo contemplato con l’inno Akathistos – è “terra amata” («sposa non sposata», «vergine e sposa»), in cui è seminata la fede. Questa è donata come piccolo seme. Nel terreno dell’amore il seme della fede germoglierà per ricondurci a Lui che è “risurrezione e vita”. La Chiesa diventa “unita” se vive di amore e se cresce la sua fede: «Credi tu questo?».