Lc 24,1-12
Abbiamo dato inizio alla Veglia pasquale nel buio di questa notte. Ogni giorno noi entriamo in esso, ogni mattino poi accogliamo la luce del giorno. Se guardiamo alla nostra vita questo ritmo di tenebre e luce è incalzante. Anche noi siamo fatti così: di oscurità più o meno intense e di graduali illuminazioni. In questa veglia, però, che compiamo dopo il tramonto del sole siamo totalmente immersi nelle tenebre della sera e in essa sta avvenendo qualcosa di sorprendente.
Abbiamo alimentato un fuoco da cui è stato acceso il Cero pasquale che ha aperto e illuminato il nostro cammino. Ad esso abbiamo attinto ciascuno un po’ di luce. Nel nostro procedere si è alzato il grido che “Cristo è luce del mondo”. Nel rito attorno al Cero siamo stati tutti raggiunti e avvolti dalla luce. Nel Preconio pasquale ci è stato svelato e annunciato che in questa notte «la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo». È infatti la notte «in cui il Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro». E, affascinati da tale annuncio, abbiamo chiesto: «Ti preghiamo dunque, Signore, che questo Cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne».
Ecco che cosa ha di sorprendente questa notte: la luce di Cristo risorto mai più si spegnerà. La celebrazione annuale della Pasqua tiene vivo questo “mai più si spegnerà”. La Lettera agli Ebrei che in questo Triduo abbiamo ascoltato, riferendosi agli eventi del Primo (Antico) Testamento – come abbiamo fatto anche noi poc’anzi – annuncia che Cristo «una volta per sempre» ci «ha ottenuto una redenzione eterna» e ulteriormente afferma che Egli «una volta sola ora, nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso». La medesima lettera, qualche versetto più oltre aggiunge: «Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza» (cfr. Eb 9).
Questa celebrazione della Veglia pasquale è come un “ponte” che poggia nel buio della morte di Gesù, così come l’abbiamo celebrata ieri Venerdì Santo e si lancia, attraversando tutta la storia, fino a poggiare sull’“apparire di Cristo una seconda volta” quando porterà a compimento la salvezza di tutti.
Ecco che cosa ha di sorprendente questa notte pasquale!
E noi come la viviamo? In che cosa siamo toccati? Che cosa cambia del ritmo serrato di tenebra e luce che ogni giorno viviamo?
In questa notte, sì, noi siamo trasfigurati, seppure portiamo in noi tutta la fragilità della nostra carne e di questa compromessa storia umana. Portiamo nel nostro corpo la trasfigurazione del battesimo e dell’unzione che abbiamo ricevuto “una volta per sempre” e di cui fra poco faremo memoria. Quindi anche noi siamo quel “ponte” tra la morte di Gesù in cui egli ha vinto l’inimicizia del male e ci ha salvati e il suo venire ancora per dare compimento in noi alla sua vittoria di vita e di amore, come sempre dichiariamo: «Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». Come poco fa ci ha ricordato Paolo nell’epistola: «Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova». Paolo ne trae questo invito, anch’esso sorprendente: «Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Cfr. Rm 6,3-11). Paolo scrisse questo ai cristiani di Roma un po’ di tempo dopo, forse vent’anni dopo i fatti narrati nel Vangelo di Luca. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo recatesi al sepolcro, dov’era stato posto il corpo di Gesù, lo trovano vuoto, ma si presentano a loro, che erano «impaurite» e con «il volto chinato a terra», due uomini «in abito sfolgorante» che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto».
Dopo la benedizione dell’acqua battesimale e il rinnovo delle promesse battesimali porteremo a compimento questa veglia con l’Eucaristia.
Vorrei lasciarvi questo pensiero in questa notte sorprendente: la scoperta del sepolcro vuoto che anche noi stasera abbiamo condiviso con Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo non ci lasci impauriti e con il volto chinato a terra. È proprio tale scoperta che trasforma la comunità dei discepoli raccolti attorno a questa mensa pasquale in Corpo del Signore, finché egli venga! Il sepolcro è vuoto, ma noi, facendo memoria della Pasqua, diventiamo “Corpo del Signore”. È anche la nostra Pasqua!