Sir 27,5-8; Sl 91 (92); 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45
Devo dire, a voi ragazzi, grazie che avete cantato la cosa più bella, perché avete detto: «Con te Gesù è festa». L’avete detto nel canto dell’Alleluia. E questa davvero è la cosa più bella. Io ho sentito la vostra voce e voi avete cantato anche col cuore. Si sentiva che il canto sgorgava dal cuore. Si può dire che questa cosa che oggi avete detto ha quattrocento anni di vita in questa comunità. Da quattrocento anni! Possiamo, prima ancora, risalire di altri milleseicento anni fino a Gesù che abbiamo sentito oggi dirci altre cose interessanti nel Vangelo. È la storia in cui una parola buona, sgorgata dal cuore di Dio è entrata nel nostro cuore, nel cuore di tutti coloro che hanno fatto parte di questa comunità e oggi voi ce l’avete proprio ricordato. L’avete resa viva. Allora grazie a voi. Dovete portare con il cuore questo annuncio che “con Gesù è festa”.
Ma cosa vuol dire che è festa con Gesù? Non è facile spiegarlo, ma quando si vuol bene si capisce che la persona a cui io voglio bene, che mi ama e mi è vicina, io ricevo vita da quella persona. E tutti noi siamo a questo mondo perché abbiamo avuto persone accanto che ci hanno voluto bene. Subito dopo abbiamo imparato anche noi a voler bene. Poi qualche volta non è andata così perfettamente. Qualche volta succede che sbagliamo, ma non importa se ci rialziamo, se ancora una volta cerchiamo l’amore, il volerci bene! Ecco, questa è la cosa più bella, che il Signore Gesù vuole che oggi noi sentiamo come suo dono! Lui ci ha voluto bene e ci ha donato la sua vita.
È quello che ci ha detto san Paolo nella Seconda lettura di oggi. Rileggo alcune frasi che ci ha detto l’apostolo Paolo. Lui ha scritto a un’altra comunità: era la comunità di Corinto (siamo in Grecia). Paolo ha detto a loro: «Fratelli [e sorelle], miei carissimi, rimanete saldi (…), progredendo sempre più nell’opera del Signore». Dunque: progredire nell’opera del Signore. Sapete qual è l’opera del Signore? Voler bene, amare. Ecco che cosa dice Paolo. È importante che noi cerchiamo e restiamo in quell’amore sapendo che anche la nostra fatica nel voler bene non è vana nel Signore. Anche la nostra fatica ha un valore, ha un senso. Il Signore la raccoglie e la sta trasfigurando, trasformando, facendola diventare ancora un altro frutto di bene. Questo è il grande annuncio che ci fa la Parola di Dio di oggi. Quindi tutti noi possiamo dire che oggi portiamo con noi quattrocento anni di storia di questa parrocchia, di questa comunità. E a sua volta questa storia prende dentro anche la storia precedente e tutti siamo lì nell’opera del Signore Gesù. Questo era un pensiero che mi piaceva condividere con voi, proprio perché voi ragazzi ce l’avete cantata e oggi è il motivo del nostro far festa e del nostro ringraziare il Signore.
Noi non sappiamo misurare tutto il bene di questi quattrocento anni. È immenso! A noi sembra di vederne solo qualcosa, una parte di questo bene. Ne sentiamo anche la fatica. A volte vediamo anche le nostre mancanze, il nostro aver mancato in qualcosa. Ma immaginate che cosa fa il Signore: ha raccolto tutto il bene di coloro che ci hanno preceduto! Ed è anche per Lui quel bene lì. Ecco perché dobbiamo rimanere saldi nell’opera del Signore sapendo che anche le nostre fatiche, addirittura quello che abbiamo sbagliato e il nostro peccato… tutto questo è raccolto dal Signore e vi sta operando per un bene più grande. Non è vano tutto questo! Dobbiamo nutrire questa fiducia e questa speranza.
Di questi quattrocento anni è impossibile contare le persone, i bambini che poi sono diventati adulti, gli anziani, le persone di tutte le età, e poi i preti che avete avuto con voi: don Diego che è nella storia di questa comunità, poi c’è don Luigi, poi ci sono don Christian, don Moreno, don Roberto, don Lucio. Anche loro hanno percepito questa bella storia di questa comunità e l’hanno condivisa, l’hanno sentita, hanno dato il loro contributo.
È importante che oggi diciamo proprio questo, che una parrocchia è data dal contributo di tutti. Di tutti, proprio di tutti! Anche di chi ci pare che sia più nascosto, più a parte. Anche quello è un contributo: quella persona sta facendo qualcosa. Non è vano, dice l’apostolo Paolo, quello che ognuno di noi ha faticato. Il Signore lo sta raccogliendo.
Allora mi permetto di fare un ultimo pensiero. Questa Parola che abbiamo ascoltato – alla quale abbiamo detto “rendiamo grazie a Dio”, “lode a te o Cristo” – ci ha dato delle immagini, delle parabole, degli esempi. Avete sentito l’albero buono, l’albero che produce frutti. La Parola di Dio di oggi ci dice che anche la storia di
questa comunità è come un albero che produce frutti e ha le sue radici radicate, profonde: siamo radicati in Gesù!
Ma poi c’è un’altra immagine molto bella di cui ha parlato Gesù, ma anche l’abbiamo sentita nella prima lettura, quando si dice che la parola, la parola vera, la parola di cui fidarsi e che ha valore è quella che viene dal cuore. Abbiamo sentito Gesù parlare più volte del cuore. Io direi che una comunità, come questa comunità parrocchiale, è come un cuore. Il cuore ha un doppio movimento. Diceva don Lorenzo prima, che questo cuore ha preso dalla comunità più grande di Pieve e poi sono nate le altre comunità. Ma nello stesso tempo c’è un altro movimento, non solo l’allargarsi, ma anche il radunarsi, il raccogliersi insieme. È sempre il cuore. È un cuore che pulsa di vita, è un cuore che vuol bene. Oggi siamo chiamati anche a raccoglierci, a mettere insieme per testimoniare meglio Gesù, per cantare quello che avete cantato voi che Lui è la nostra festa, che in Lui la vita è davvero vita e l’amore è davvero amore. In Lui anche la fatica non è vana. Mi pare che questa Parola di Dio di oggi ci aiuta davvero a farla insieme questa festa!
Dico un’ulteriore piccola cosa. Questa lettura che abbiamo già considerato dell’apostolo Paolo è la prima Lettera – dicevo prima – che ha scritto ai Corinzi. Nel cuore di questa Lettera, di cui abbiamo letto il finale, c’è il cosiddetto “Inno alla carità”. All’inizio Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, dice: «Guardate che io voglio rendere grazie a Dio a motivo di quello che voi siete. Siete stati arricchiti di tutti i doni, della Parola, degli altri doni che vi siete scambiati tra di voi, che vi siete donati» (cfr. 1Cor 1, 4-5). E dice: «La testimonianza di Cristo è tra voi. Ma state attenti! Qualche volta succede che uno può dire ‘Io sono di Pietro’, ‘Io sono di Paolo’, ‘Io sono di Apollo’» (cfr. 1Cor 1, 6.12). Succede sempre nelle storie delle nostre comunità che a volte si tende un po’ a dividersi, a fare gruppo a parte. Invece tutta la Lettera ci chiede di avere il coraggio di costruire insieme. Perché, dice Paolo: «Volete forse dividere Cristo? Cristo è per tutti» (cfr. 1Cor 1, 13). Un cuore pieno di vita, pieno di fiducia, di speranza è il cuore che dobbiamo sempre sentire pulsare dentro le nostre realtà, dentro le nostre comunità.
Faccio un augurio a questa comunità di avere il cuore in Cristo, di sentire l’amore di Cristo, di continuare a costruire questa comunione, questo aiutarsi assieme, questo sperare insieme. Guardate il mondo di oggi! Ha bisogno del canto che voi avete fatto. Perché c’è la guerra, perché si fa fatica ad aiutarsi vicendevolmente anche tra popoli e nazioni. C’è bisogno davvero che noi ritroviamo la forza di Gesù per dire che l’amore, la vita, la speranza sono i frutti che insieme dobbiamo costruire, raccogliere da Dio e realizzare completamente nella nostra comunità.
Ecco Signore, in questa Eucaristia sentiamo che siamo in te, che le nostre fatiche, la nostra storia sono lavorate bene da Te, arricchite, vorrei dire ricamate e impreziosite. Tu sei la ricchezza di questa nostra comunità!