At 10,34a.37-43; Sl 117(118); Col 3,1-4; Lc 24,1-12
È inimmaginabile per noi oggi tutto quello che è avvenuto in tutto il mondo attraverso due mila anni di storia, a seguito di questo sorprendente messaggio: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 12,5b-6a).
Da come lo riporta l’evangelista Luca si tratta innanzitutto di una domanda che ci interpella. È rivolta anche a noi, oggi qui convenuti, per celebrare la Pasqua: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». Sembra indicarci qualcos’altro rispetto a quello che stiamo pensando o desiderando o facendo. Addirittura sembra chiederci che cosa stiamo cercando. In realtà siamo tutti dei “cercatori”. In quel “mattino presto del primo giorno della settimana”, richiamato all’inizio del racconto evangelico, una ricerca totalmente nuova è iniziata. Potremo riconoscere che in ciascuno di noi l’eco di questa domanda ha suscitato uno stato d’animo interiore dalle mille sfaccettature, a volte semplicemente come una vaga sensazione di interesse e di curiosità, a volte come un’inquietudine e un bisogno di cercare ancora, a volte come un appello che ha toccato le profondità del cuore, a volte come un lasciarsi andare coinvolti in un’esperienza a cui altri ci hanno condotti.
È significativo che nel racconto di Luca siano presenti tre nomi ben definiti: Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Poi si accenna anche ad «altre che erano con loro». È già una catena di persone che si lasciano interpellare.
È davvero importante quel “perché cercate?”. Lo è anche per noi che oggi partiamo da quella stessa domanda e dall’annuncio che essa veicola. Non possiamo non cogliere il fatto singolare che il gruppo di quel singolare inizio, presso un sepolcro vuoto, è costituito totalmente da donne. L’evangelista si premura di informarci che si erano recate al sepolcro «portando con sé gli aromi che avevano preparato». Possiamo immaginare che il loro intento si spiega bene come dettato da sentimenti di cura e di amore che si provano quando ci si accosta agli inizi di una vita o al suo finire. Ne derivano gesti di tenerezza e di grande affetto. Si tratta della disponibilità e capacità iniziatica e generativa delle donne. In duemila anni di storia, da quella domanda e da quell’annuncio, ne è venuta una storia nuova di amorevolezza, di prossimità, di cura della vita, come se si dovesse attendere e predisporre una generazione nuova, una storia nuova, una vita che si apre. Forse è proprio questo l’annuncio di Pasqua che ancora oggi ci raggiunge per riaccendere un’ulteriore speranza, dopo che in tanti modi e forme la vita stessa, il nostro futuro, la bellezza dell’amore, la giustizia che sa curare e generare, la credibilità delle scelte che compiamo a tutti i livelli sono stati rinnegati e anche traditi.
Alle donne del racconto evangelico è detto senz’altro di cercare altrove e l’indicazione è precisa: «Colui che è vivo», anzi che «non è qui, è risorto». Comprendiamo che per noi è ancora un rimetterci in cammino con una promessa a cui affidarci e dedicarci. Il Risorto è colui che era stato consegnato, tradito, rinnegato, ingiustamente processato e condannato tra gli empi, abbandonato nel buio di una croce. Ma egli ha inteso liberare la vita, donarsi per amore, portarci in un’alba nuova di vita. Nell’annuncio di Pietro, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, è descritta così questa vicenda: «Passò beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».
Quanto detto alle donne in quel primo “mattino presto”: «Non è qui, è risorto» apre una storia nuova. Paolo nella seconda lettura – circa due decenni dopo i fatti di «quel primo giorno della settimana» – riporta in modo paradossale l’annuncio di partenza. Dice innanzitutto: «Siete risorti con Cristo». E, poi, esplicita: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!». La “vita nascosta con Cristo in Dio” è “la vita salvata, custodita, trasfigurata con Cristo in Dio”. È una grande promessa su cui radicare il nostro credere, il nostro sperare, il nostro amare.
Abbiamo l’invito a non perdere questa sorprendente storia nuova aperta con il sepolcro vuoto di Cristo. Al gruppo di donne presso il sepolcro viene detto: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea». L’evangelista commenta: «Si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri». In “tutti gli altri” ci siamo anche noi, oggi: ripartiamo dal suo sepolcro vuoto in forza delle sue parole di vita: Buona Pasqua!