La nostra richiesta di cielo

Omelia nell’Assunzione di Maria - Santuario del Nevegal
15-08-2024

Ap 11,19a; 12,1-6°.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56

Ho pensato che questa solennità dell’Assunzione di Maria nella fede della Chiesa rappresenti molto efficacemente il nostro bisogno di cielo e, dunque, la nostra attesa e la nostra richiesta di cielo, perché la terra non ci basta. E non vuol dire che disprezziamo la terra, perché senza tutto ciò che ci fa sentire “terreni” (di questa terra), non cercheremmo neppure il cielo.

Ma che cosa rappresenta per noi il “cielo”? Nella nostra fede lo identifichiamo con l’ambiente divino, lo spazio infinito dove è Dio. Eppure noi crediamo che Dio si è incarnato in questa terra, in questa storia, nella nostra umanità. Per noi Gesù di Nazareth nato da Maria è il Figlio amato di Dio, diventato uno di noi. Ecco perché cerchiamo il cielo! C’è questa doppia appartenenza in noi, nel dna del nostro vivere.

Noi annaspiamo alla ricerca di un po’ di cielo ogni qualvolta ci sentiamo in balia della nostra fragilità, esposti nella debolezza, preoccupati di non farcela, trascinati dalla malattia, nella prospettiva di morire… Attorno a noi la mancanza di cielo è sperimentata quando siamo sopraffatti dal male, da ciò che ci è ostile, che sembra contro di noi. A volte viviamo così anche le relazioni tra di noi, addirittura da parte di chi ci ha voluto bene e poi ci rinnega. È inutile ribadire che ogni forma di guerra è l’oscurarsi del cielo, è la distruzione del cielo.

Lì dove intravvediamo un’aurora di bene, percepiamo che il cielo abbraccia la nostra terra. Lì dove una parola buona, un’azione di benevolenza, un gesto di accoglienza, un inizio di perdono, inoltre la scelta di prendersi cura di qualcuno, di sciogliere la rigidità dell’indifferenza, di aprire il cuore all’empatia e alla prossimità e l’impegno a stare sul fronte dell’onestà e della giustizia… tutto questo racconta la nostra voglia e il nostro bisogno di cielo.

Maria è una storia di donna reale, semplice, sincera, che ha tanta forza d’animo e che sfida con la sua fiducia e fede ogni ostacolo e difficoltà. Maria assunta in cielo ci libera l’animo dal timore che il bene, la bellezza, la pienezza del cielo ci siano sottratti e che tutto ciò sia un’illusione, un’utopia, fino a perdere ogni speranza, rinunciando a protendersi a esso, a iniziare ogni giorno a cercarlo, a volerlo, a realizzarlo… Oggi l’assunta in cielo ci sta incoraggiando a desiderare e volere anche noi il suo “sì”, il suo “eccomi” e a lasciarci salvare in questa umanità di cui la “primizia” – come attesta Paolo – è Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto.

Vorrei concludere condividendo con voi una lettura che ho fatto e che mi ha suscitato questi pensieri. Mi pare anzi che offra un’immagine incoraggiante di Maria che oggi celebriamo nella sua Assunzione al cielo.

Non vi sembri strano: è di Roberto Benigni. Il 29 gennaio scorso ha ricevuto una laurea honoris causa e in quella circostanza ha tenuto una lezione sul tema “La Madonna nell’arte”. Ha raccontato le sue emozioni su tre immagini di Maria: La Madonna del parto di Piero della Francesca (Monterchi), L’annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto (Scuderie del Quirinale), La Madonna Sistina di Raffaello (Dresda).

Vi leggo quanto disse di questa terza immagine…

E il terzo incontro con la Madonna nelle Belle arti riguarda una volta che ero al festival di Berlino, nella giuria per il cinema, avevo un giorno libero e allora l’ho preso per andare a vedere la Madonna Sistina di Raffaello a Dresda. Quello è stato un momento che non si può descrivere, avevo letto il libro di Vassilij Grossman, ma non si può… Quando si vede quella Madonna di Raffaello io veramente, dico a tutti voi, è un quadro che quando si arriva lì davanti si ha subito presente una cosa: che siamo immortali, che la vita non finirà mai. 

Siamo davanti a un’opera – subito si ha quell’impressione – che se anche finisse il mondo, e l’umanità non ci fosse più, andrebbero gli animali, i topi, i cavalli, a vedere questo quadro. È un quadro immenso, incredibile! Io ho avuto un’emozione quando mi avvicinavo. Tra l’altro avevo l’impressione che la Madonna si avvicinasse. Ed è l’unico quadro al mondo che fa questa impressione, che il soggetto del quadro si muove verso di te, col bambino in mano. E ho visto una cosa irripetibile, quello è – credo – l’apice, il punto più alto della storia dell’arte nella storia dell’umanità. È un quadro insuperabile. La faccia della Madonna e del bambino sono serene, invincibili, immortali nella loro serenità. 

Una forza prodigiosa e quieta si sprigiona. Proprio la gioia di essere creature vive in questo mondo, non so se ve lo ricordate, ma guardate, è un quadro immenso quel quadro lì! Ed è immortale veramente; loro sono sereni perché sanno che nemmeno la morte vincerà. D’altra parte, il cristianesimo, la religione cristiana è l’unica religione al mondo, diciamo, che si basa sulla risurrezione dei corpi. L’unica. 

E io sono contento di questo – ci ho sempre creduto – perché ho visto che siccome la nascita è stata una sorpresa, non vedo perché la morte non potrebbe essere una sorpresa ancora più grande. Mi è sempre piaciuta questa cosa. E in questa Madonna Sistina del Raffaello, ho visto questo: proprio il non aver paura nemmeno della morte. È incredibile la grandezza di questo quadro.

Oggi la celebrazione di Maria assunta in cielo ci dà questa speranza!