Nel 1° anniversario della tempesta Vaia

Nella chiesa parrocchiale di Rocca Pietore
29-10-2019

Rm 8,18-25; Sal 1255; Lc 13,18-21

Poco fa abbiamo pregato con il salmo 125: «Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia».

È la preghiera disarmata, ma fiduciosa che sgorga dal cuore della nostra gente e che ora diventa celebrazione della Passione e Risurrezione di Cristo.

Un anno fa questi territori hanno conosciuto il gemito della creazione di cui ci ha parlato Paolo nella sua Lettera ai Romani:

«Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi».

Quel gemito è stato sentito, ascoltato, raccolto dagli abitanti di queste terre alte. Tutti: dai bambini agli anziani…

Un anno fa, tanti volontari, amministratori, uomini e donne… hanno assistito, con la trepidazione dei cuori e l’intimo travaglio, alla creazione che gemeva. Era una solidale partecipazione, come se tutti si fossero prodigati nella veste di un’ostetrica: «Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia».

Si è inteso salvare la vita e rinnovare un patto di alleanza – direi di più – di affetto e di fedeltà alla terra, al creato.

Il piccolo granello di senape, di cui ha parlato Gesù nelle due parabole che abbiamo ascoltato, è la scelta coraggiosa, operosa, misericordiosa, solerte che la nostra gente ha attivato perché cresca ora, fino al suo frutto, l’albero della vita, l’albero della natura, della creazione, dove porre le nostre abitazioni.

La prontezza, la generosità e il coraggio, in quei lunghi e difficili giorni dopo la Tempesta Vaia, sono stati come il lievito, di cui parla Gesù nella seconda parabola, che una donna ha preso e mescolato con la farina per lievitarla.