Se il chicco di grano muore, produce molto frutto

Omelia nelle esequie di don Mario Zanon - chiesa parrocchiale di Taibon Agordino
13-08-2024

Ez 2,8-3,4; dal Sal 119 (118); Mt 18,1-5.10.12-14

È la Parola di Dio a farsi “lampada ai nostri passi” in questa celebrazione di commiato che porta a compimento il cammino di vita e di ministero del nostro caro don Mario. Quando sabato scorso egli ha affrontato gli ultimi passi di tale cammino, il vangelo del giorno – era la festa di San Lorenzo – riportava questa parabola di Gesù: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Nelle ultime settimane, in particolare, don Mario ci appariva così: come il chicco di grano caduto in terra. E il frutto che maturava si intravvedeva nella disponibilità d’animo con cui egli ha affrontato questo faticoso tratto di strada. Il suo volto abbozzava sempre un sorriso. Non riusciva a parlare con la voce, ma i suoi occhi e i tratti del volto continuavano intensamente a raccontare e donare la sua umanità, la sua pazienza, il suo saper attendere, la sua fede. Quando era l’ora di salutarlo il suo sguardo ti si stampava nell’intimo e i suoi occhi sembravano abbracciarti. Proprio come aveva detto Gesù ai suoi discepoli: «Se il chicco di grano […] muore, produce molto frutto».

Siamo qui a Taibon a raccogliere e offrire il frutto della sua vita. Don Mario dal 1992 – dopo 18 anni come parroco a Tai di Cadore – ha ininterrottamente condiviso la storia di questa comunità di Taibon, le vicende familiari di questo paese, le gioie e le sofferenze di questa popolazione. Tutto ciò era diventato “la sua vita”. In tale contesto si sentiva “a casa sua”. Parlando di voi, diceva: «I miei parrocchiani». Anche alla Casa di Soggiorno ha continuato questo rapporto vivo. Ha potuto così coltivare quella cordialità e quella accondiscendenza che ha sempre perseguito, pur nell’essenzialità delle sue confidenze e nelle misurate parole con cui raccontava di sé.

Quanto abbiamo ascoltato dal libro del profeta Ezechiele ci illumina su ciò che dà solidità al nostro vivere, anzi su ciò che lo sostiene e alimenta. Mai possiamo pretendere di rafforzare la nostra vita, di dissetarla e nutrirla da noi stessi. È quanto il Signore svela a Ezechiele: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico: […] apri la bocca e mangia ciò che io ti do, […] mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo». La preghiera del salmo responsoriale ha rappresentato quello che noi riceviamo da Dio: «Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca. […] Apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi». È la nostra risposta alla chiamata del Signore, alla sua consegna, al suo dono. La sua parola ci fa vivere! Don Mario nel suo ministero ha avuto cura di voi, si è preso a cuore che la promessa del Signore potesse essere accolta, custodita e fatta fruttificare nelle comunità che ha servito.

L’immagine tenera e commovente con cui Gesù rappresenta quell’uomo che ha cento pecore di cui una si smarrisce, oggi a noi significa anche le premure con cui Don Mario vi è stato vicino, ha saputo pazientemente raggiungervi, incoraggiarvi, sollecitare il rispetto e l’aiuto vicendevole, comporre insieme tante diversità di persone, di gruppi, di pensieri, di stati d’animo, di iniziative.

«Figlio dell’uomo, va’, rècati alla casa d’Israele e riferisci loro le mie parole»: sì, don Mario ha inteso comunicarvi le parole di vita del Signore.

Questa nostra Eucaristia è il nostro grazie a don Mario, ma è anche il suo affetto per voi. Il Signore Gesù a riguardo ci dice: «Fate questo in memoria di me». Don Mario è stato tra voi “memoria di Gesù”. Riprendendo il racconto evangelico odierno, immaginiamo che sia don Mario, ancora una volta, a riferire a noi, qui oggi, le parole di Gesù dinanzi a quel bambino che egli aveva chiamato a sé e posto in mezzo ai discepoli: «Chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me».

La conclusione di Gesù ci porta nel cuore del suo Vangelo: «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Penso che don Mario abbia vissuto questa volontà del Padre: che nessuno si perda!