Sono giorni speciali quelli del Palio!

Omelia per la celebrazione durante il Palio di Feltre
04-08-2024

Es 16,2-4.12-15; Sl 77(78); Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35

Sono giorni speciali quelli del Palio! Sono attesi e sono preparati. La vostra presenza qui ne è segno. All’inizio della celebrazione ci siamo detti che oltre a ricomporre la storia, occorre ricomporre i cuori. Ognuno di noi non è “un individuo”. Anche voi ragazzi, ragazze e giovani, come noi tutti adulti: ognuno di noi è una storia, una “storia di popolo”.

Permettete che estrapoli una domanda che nel racconto della prima lettura è emersa: «Che cos’è?». Per la comunità degli Israeliti che sta attraversando il deserto, dopo di essere uscita dal territorio d’Egitto – siamo circa nel XIII secolo prima di Cristo – è una domanda decisiva per cogliere il significato della situazione e degli eventi che stava vivendo. Oggi siamo sollecitati da questo racconto a chiederci anche noi: «Che cos’è?». E siamo nella ricorrenza della 45ª edizione del Palio.

Mi ha colpito quanto ho trovato riportato nel settimanale diocesano da parte del presidente: si tratta di «custodire un patrimonio che appartiene a tutta la comunità e che va trasmesso alle nuove generazioni»; e poi: «anche il Palio cerca di superare i mali di oggi, quali disimpegno e incomunicabilità, per dar vita a una cittadinanza attiva, di impegno sociale e di condivisione».

Per davvero questo “dare vita a una cittadinanza attiva di impegno sociale e di condivisione” è un grande significato a cui aggrapparsi, su cui confrontarsi e mettersi alla prova.

Questo mi permette di riprendere il racconto citato sulla comunità degli Israeliti guidata da Mosè: è un popolo che mormora, che si lamenta, che sa solo rilevare il male; è un popolo che ha perso il coraggio di prendere in mano la propria vicenda, che si sente depauperato di prospettive di futuro e di speranza.

Ma il racconto è anche una storia di salvezza, una storia che dà vita a quel popolo fino a rigenerarlo. C’è una presenza nascosta, quotidiana che si manifesta nel cibo che sfama e che sostiene il cammino nel deserto del popolo. Mosè la spiega così: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Io vi auguro che possiate scoprire nella quotidianità questo segno umile, spesso nascosto, di una Presenza che non viene meno. È riconoscibile in ciò che Dio ci dà come suo dono: la vita, la gioia di essere amati, la chiamata all’amore, perfino il cibo di ogni giorno che ci sostenta. Una preghiera che tutti abbiamo imparato ce lo ricorda: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».

Sì, il “pane quotidiano”: il pane della vita, il pane della libertà, il pane dell’amore e della condivisione. È importante chiedere questo, percepire che ci è dato, accoglierlo con semplicità nella vita di ogni giorno.

Penso che questo ci permetterà anche di «dar vita a una cittadinanza attiva, di impegno sociale e di condivisione».

Nel vangelo dinnanzi a Gesù la folla, che era stata sfamata con un dono abbondante di pane, dice rivolta a lui: «Signore dacci sempre questo pane». Gesù ne aveva parlato come di un «pane che viene da Dio e dà vita al mondo».

Sì, ognuno di noi, nel suo profondo cerca e ha bisogno di un pane quotidiano che dia vita, che ci sostenga nella nostra piccola e grande fame di vita e di amore che abbiamo e di cui spesso lamentiamo la scarsezza o addirittura la mancanza.

Anche in questi giorni del Palio, con semplicità e autenticità, mentre condividiamo la festa di questa ricorrenza, chiediamo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».