Prima giornata del convegno «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne»

Urgenze e speranze del vivere in montagna

Gli interventi di Marco Bussone e don Luigi Ciotti

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Iniziato a Palus San Marco (Auronzo di Cadore) il corso «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne» con gli interventi del presidente dell’Uncem, Marco Bussone, e di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, di Libera e di Casacomune.

Organizzato da “Casacomune, scuola e azioni” – l’ultima gemmazione del Gruppo Abele – in collaborazione con Uncem – l’Unione nazionale che raccoglie circa 400 enti locali tra Comuni e Unioni montane – e la diocesi di Belluno-Feltre, è iniziato nella mattinata di oggi, venerdì 11 settembre, presso “La Gregoriana” di Palus San Marco, in comune di Auronzo di Cadore, il seminario di formazione dal titolo «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne».

Accolti da una splendida giornata di sole, che ha aiutato a cogliere meglio lo splendore della casa comune – il creato – che tutti siamo chiamati a custodire con cura, ha sottolineato Stefano Perale, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, i lavori sono stati introdotti da Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile del progetto Casacomune e coordinatrice del corso, che ha sottolineato come l’aver dovuto lasciare a casa 40 persone, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, indichi l’interesse per l’iniziativa e come sia sicuramente un buon viatico, perché questo evento possa ripetersi. Dopo un ringraziamento ai presenti, tra i quali alcuni esponenti politici e degli enti locali, la Da Pra ha quindi invitato a stare attenti alle “parole trappola”, come possono essere “green” e “sostenibilità”, perché molte volte vengono usate anche per dire il contrario di quello che significano.

È intervenuto quindi il piemontese Marco Bussone, presidente dell’Uncem, sottolineando che l’emergenza spopolamento non è una difficoltà solo della montagna italiana, ma riguarda molti Paesi dell’Europa. Ciò deve spingere a una sorta di grande alleanza, in cui ciascuno porta il suo contributo per la soluzione del problema. Con il Covid – ha poi fatto presente – c’è stata un’accelerazione, che è stata particolarmente sentita nei piccoli Comuni pressati dalla necessità di trovare soluzioni, senza la possibilità e il tempo di delegare ad altri le risposte. Un’accelerazione che ha consentito a molte piccole realtà di fare prima rispetto ad altri: un dato certamente positivo, ma che non è ancora una risposta di sistema. Ciò ha comunque permesso di guardare alle piccole realtà come una possibile soluzione, una proposta praticabile per vivere in modo diverso. Di qui un’apertura di speranza che dovrà comunque concretizzarsi anche attraverso una attenzione maggiore alla montagna. Bussone ha poi evidenziato alcune urgenze da tenere bene presenti.

  • Non destinare le risorse del Recovery fund solo per le grandi aree urbane, ma utilizzarle per superare le disuguaglianze presenti tra le diverse aree del Paese.
  • Investire sul digitale per colmare le differenze attuali che si riflettono poi in diverse possibilità economiche (a questo proposito ha detto che 10 milioni di italiani hanno ancora problemi a usare la posta elettronica e 5 milioni a ricevere il segnale televisivo).
  • Lavorare molto sui servizi eco-sistemici in modo da poter utilizzare i beni ambientali (acqua, vento, sole, legno…) non solo per la produzione di energia, ma a servizio del benessere delle persone.
  • Contrastare la desertificazione commerciale (che diventa anche culturale e sociale), considerando che già 300 Comuni in Italia non hanno neppure un negozio o un bar. Di qui un appello alla riorganizzazione istituzionale perché i Comuni non possono più lavorare da soli, ma devono farlo insieme.
  • Affrontare la sfida del cambiamento climatico per la quale gli amministratori hanno bisogno di formazione perché si tratta di un tema nuovo di fronte al quale tutti sono impreparati.

Tutto questo è possibile – ha concluso Bussone – solo facendo riferimento a solidi lavori che orientino al bene comune. Per questo l’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco è una guida molto efficace.

La mattinata è stata chiusa dall’intervento di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, di Libera e di Casacomune, che ha tra l’altro confidato la sua soddisfazione di veder realizzato un sogno fatto tante volte con il vescovo Renato, cioè di parlare di questi temi tra le montagne bellunesi. Don Luigi ha quindi proposto una lunga e bella disanima sull’enciclica Laudato si’, sottolineando il legame tra papa Francesco e san Francesco ed evidenziando come il linguaggio del Papa si rivolga a tutti e a tutte le religioni: l’enciclica venne firmata a Pentecoste e fu resa pubblica il giorno dell’inizio del Ramadam. Don Ciotti ha poi evidenziato il tema dell’urgenza e quello della speranza, citando anche papa Luciani a proposito della necessità di una cura materna della casa comune; ha invitato infine a non ridurre l’enciclica a un manifesto verde, ma ha sottolineato come il Papa parli di “ecologia integrale” e come questa sia un appello che rende urgente crescere come comunità su questi temi e valori.