La giornata per il dialogo cristiano islamico su piattaforma virtuale

Racconti di fraternità

«Facciamoci artigiani della pace» - «Il Corano non è rivolto a un popolo solo»

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La Giornata per il dialogo cristiano islamico è stata su piattaforma virtuale (nella foto), non in presenza, per le norme sanitarie. Svoltasi dalle 15.30 alle 18 di sabato 24 ha avuto per tema «Fratelli tutti, costruiamo una sola umanità», con evidente relazione all’ultima enciclica del Papa. Agli interventi del Vescovo, dell’imam Frague, di Adnane Mokrani e di Michele Zanzucchi, è seguita la testimonianza di Giorgio Corradini D’Elia e di Serena Roveri, del Servizio di farmacia dell’Immacolata di Belluno, i quali hanno raccontato la fraternità che il Servizio sperimenta di settimana in settimana tra cristiani e musulmani.

L’introduzione del Vescovo

«Facciamoci con creatività artigiani della pace»: il vescovo Renato ha scelto l’appello di papa Francesco pronunciato il 20 ottobre in Campidoglio per descrivere il nocciolo, il senso più profondo, dell’edizione bellunese della Giornata nazionale di dialogo cristiano islamico. L’incontro si è aperto con la preghiera iniziale guidata dal vescovo Renato, sul vangelo del giorno, e dall’imam della provincia di Belluno Hassan Frague: «il Corano – ha detto quest’ultimo – non è rivolto a un popolo solo». L’esortazione che ricorre nelle sue pagine («O voi che credete!», ndr) ne fa «un discorso globale e umano, rivolto a tutti, per rifiutare i valori negativi». L’imam ha poi cantato in arabo e quindi tradotto parti delle Sure della Tavola imbandita e del Bestiame.

«Fratelli tutti» nell’islam

«Fratelli tutti» nel mondo musulmano è stata letta – eccome! – almeno da quanto ha sostenuto, collegato da Palermo come provava il suo abbigliamento estivo, Adnane Mokrani. Professore di arabo e di scienze islamiche alla Pontificia Università Gregoriana, ha iniziato così il suo intervento: «Ringrazio papa Francesco per quanto sta facendo per l’umanità e per i Musulmani, in una stagione in cui si riscontra una crescita dell’islamofobia e del terrorismo detto islamico». Mokrani percorre con sicurezza il magistero papale e cita Evangelii gaudium, Laudato si’, il Documento di AbuDhabi; invoca la responsabilità individuale di tutti coloro che pronunciano nella fede il nome di Dio: «Non è sufficiente il fatto di credere; è importante sapere ciò che ognuno fa del suo credo». Per il Corano – conclude – tutti i credenti sono fratelli, di una fratellanza basata sulla fede, ma non esclusivista.

I media e il dialogo interreligioso

Michele Zanzucchi si è collegato da Firenze. Già direttore di «Città Nuova», vanta amicizie di vecchia data tra i Focolarini delle Dolomiti («all’invito da parte degli amici bellunesi era impossibile dir di no», inizia); riflette poi su una parte specifica di «Fratelli tutti»: la questione della comunicazione. «Il Papa sa bene che per la potenza tecnologica i media hanno un’incredibile capacità distruttiva». I suoi toni si fanno drastici, quando sostiene che «la comunicazione digitale non è in grado di unire l’umanità», non tanto perché sia nata con questi obiettivi, quanto piuttosto perché è retta da algoritmi che, nel mondo virtuale «fanno comunicare solo con quelli che la pensano come te». Cita l’esempio delle prossime elezioni negli Stati Uniti d’America, dove i gruppi schierati per l’uno o l’altro dei candidati non sono più in grado di capirsi, ma soprattutto si riferisce a quanto questo vuol dire per il dialogo interreligioso: «questa dinamica può spaccare i gruppi o fortificare i confini tra quelli che già esistono». Per usare bene questi strumenti, suggerisce a esempio di avere tra le proprie amicizie in Facebook credenti di altre religioni.

don Giuseppe Bratti