La prima giornata di fraternità per il presbiterio

Vacche sacre o farfalle?

Coinvolti i preti dai 76 anni in su

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Le vacche sacre, in India, sono libere di vagare indisturbate, ma nessuno si prende cura di loro: simbolo di un’età in cui si ha più tempo a disposizione, ma col rischio che sia un tempo vuoto, sterile. Le farfalle, invece, per arrivare ad esserlo, attraversano un cambiamento laborioso, non restano nel bozzolo, ma si trasformano: immagine di una qualità invidiabile nelle persone che, anche in età avanzata, sanno accettare i cambiamenti e vivere facendo quello che possono, lì dove sono e con quello che sono.

Immagini e messaggi di questo tipo hanno costellato la bella giornata di giovedì 17 gennaio, al Centro Papa Luciani, dove si è tenuta la prima delle giornate formative del nuovo anno, avente stavolta per destinatari i preti dai 76 anni in su. Una scelta caratterizzante dell’attuale percorso di formazione permanente è stata infatti quella di riunire i preti per archi d’età: un modo per vivere un ascolto più puntuale di ciò che si vive nel presbiterio e contribuire così a costruire insieme l’incontro unitario di metà giugno a Cortina.

Attraverso la preghiera comune, che è stata come l’alfa e l’omega della giornata, con l’ascolto mattutino della testimonianza di don Cornelio Boesso, prete anziano della diocesi di Padova, e grazie l’approfondimento pomeridiano sulle sfide poste dall’anzianità offerto dalla dott.ssa Maria Rita Meloni, psicologa specializzata nelle problematiche dell’invecchiamento, i trentadue partecipanti hanno avuto l’occasione di leggere i cambiamenti dovuti al passare del tempo in modo da non subirli, ma da poterli accogliere come opportunità di vita vera.

Se un messaggio è stato colto dall’insieme della giornata è che il tipo di vecchiaia che si vive dipende dalla testa e dal cuore, cioè dalle scelte che ciascuno fa per sé: come voglio vivere le novità dell’età che mi è data? Quali occasioni mi do per non lasciarmi andare? Quanto sono disposto ad accettare che cambi qualcosa nella mia vita, per poter viverla meglio? Invecchiare bene, insomma, è anche un compito, non solo una fortuna che capita in sorte…

Particolarmente interessante e adatto al percorso di ricerca di modalità nuove di vivere la nostra età di preti anziani è stato il suggerimento della psicologa a percorrere la strada della coabitazione (co-housing, per dirla all’inglese…), per evitare isolamento, solitudine, emarginazione e malnutrizione senza che l’unica alternativa sia la casa di riposo
[scarica le slide della presentazione].

don Francesco Silvestri