Il 1° gennaio 2025, come ormai è consuetudine, si svolgerà nel centro di Belluno il “Cammino della pace”, con raduno dinanzi al teatro comunale e partenza alle 17. Il Cammino si snoderà dalla piazza dei Martiri al sagrato del Duomo, con alcuni momenti di riflessione intonati al tema della giornata e si concluderà con la celebrazione della Messa vespertina, presieduta dal vescovo Renato, nella cattedrale.
«Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace», riporta la 58ª Giornata Mondiale della Pace alla memoria biblica dell’anno giubilare, celebrato ogni cinquanta anni. Al quarantanovesimo anno veniva proclamato l’anno di grazia e si annunciava la remissione dei debiti, lo scioglimento dai legami di schiavitù, un’equa ripartizione dei beni, con un’attenzione particolare ai poveri. È quello che Gesù attribuisce a sé quando legge nella sinagoga di Nazareth il libro del profeta Isaia. Quest’anno il tema della liberazione portata dal Giubileo, del condono dei debiti, della fine delle disuguaglianze e delle ingiustizie, si intreccia con la riflessione sulla violenza e sulla guerra, che genera oppressione, distruzione e sofferenze immani, compromettendo le relazioni tra i popoli e la casa comune. Sono le conseguenze delle «strutture di peccato», che papa Francesco, nel messaggio diffuso per la Giornata, riprende da san Giovanni Paolo II, ovvero quelle strutture di ingiustizia, di oppressione, di disuguaglianza, che si sono formate nel tempo e che «non sono dovute soltanto all’iniquità di alcuni, ma si sono per così dire consolidate e si reggono su una complicità estesa».
Il fatto è che se non si riconosce di essere tutti figli dello stesso Padre e dunque fratelli, si giunge a guardare agli altri come ad oggetti di sfruttamento e di dominio. Occorre un vero cambiamento culturale, grazie al quale possiamo riconoscere che non abbiamo nulla che non ci sia stato donato. A tal proposito il Papa cita S. Basilio di Cesarea, per il quale i beni del mondo non sono privilegio di pochi, ma sono destinati a tutti. Al centro del cambiamento culturale, che è autentica conversione, sta la consapevolezza che tutti siamo debitori e che se chiediamo a Dio di rimettere a noi i nostri debiti, dobbiamo condonarli agli altri. È questo il senso dell’espressione contenuta nella preghiera del Padre nostro, insegnataci da Gesù: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori».
È in questa prospettiva che il Papa indica tre azioni possibili per aprire le porte alla speranza e alla pace nell’anno del Giubileo:
- il condono, se non totale almeno consistente, del debito internazionale per quei Paesi che non hanno la possibilità di pagarlo e per questo sono condannati alla marginalità ed esclusi dallo sviluppo;
- un impegno al rispetto della dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale che si traduca in un segno da molti auspicato, l’eliminazione della pena di morte in tutto il mondo. La pena di morte infatti nega, insieme alla sacralità della vita umana, la possibilità della redenzione e «ogni speranza umana di perdono e rinnovamento».
- Infine il Papa propone la creazione di un Fondo mondiale ricavato da almeno una percentuale fissa del denaro speso per gli armamenti, per eliminare la fame e consentire ai Paesi più poveri politiche sostenibili per lo sviluppo.
L’impegno in queste vie aprirebbe spazio alla speranza e farebbe giungere alla mèta della pace. È l’augurio del Papa per l’anno 2025. Per intraprendere questo cammino è necessario disarmare i cuori dell’ansia e dalla paura della guerra.
Francesco D’Alfonso
