Iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio”

Per superare i traumi della guerra

«Per i bambini piccoli i volontari sono impegnati per la guerra e per il freddo; urgono latte e medicine».  

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“Un pane per amor di Dio”

«La Quaresima è anche tempo per aprire il cuore e lo sguardo “fino agli estremi confini della terra”, in quei luoghi remoti dove i nostri missionari e missionarie annunciano il Vangelo con coraggio e dedizione», precisa don Augusto Antoniol, direttore dell’Ufficio di pastorale della Missione.

La campagna di solidarietà “Un Pane per Amor di Dio” ci permette di costruire ponti di amicizia e sostegno economico con le comunità cristiane che vivono in situazioni di povertà, guerre e carestie. Quest’anno i progetti quaresimali del “Pane” sono destinati soprattutto ai bambini, alla loro educazione, alla loro salute e al loro benessere.

Slogan di quest’anno è “Con gli occhi dei bambini”, con il riferimento alla frase evangelica attribuita a Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite”. I progetti con cui intendiamo sostenere i nostri missionari, in particolare per aiutare i bambini, sono i seguenti: programma supporto a donne e bambini in Ecuador; sosteniamo i bambini dell’asilo in Costa d’Avorio; superiamo i traumi della guerra in Libano; una scuola per i bambini sfollati in Birmania.

 

Necessario superare i traumi della guerra

La crisi del Libano è stata e continua a essere pesante, precisa il nostro amico missionario padre Damiano Puccini. Negli ultimi cinque anni i prezzi al consumo si sono moltiplicati di 60 volte, mentre il Pil è crollato dei due terzi. Il Paese è in default dal marzo del 2020. La moneta nazionale ha perso il 98,3% in 5 anni.

Oltre alla distruzione fisica, l’impatto psicologico della guerra rimane profondo. Molte persone, soprattutto bambini, soffrono di traumi che possono persistere per anni. I poveri, privi di assicurazione, hanno scarso accesso alle cure. Le spese sanitarie sono insostenibili. Gli ammalati non arrivano a pagarsi le operazioni chirurgiche. In questa fase di dopo guerra la situazione rimane molto critica e peggiorata per la povertà. I prezzi dall’estate, dopo questi mesi di guerra, sono aumentati del 20%.

«Per i bambini piccoli – precisa padre Damiano – noi siamo molto impegnati, non solo per la guerra ma anche per il freddo. Le nostre emergenze sono latte e medicine. Nel nostro centro possiamo documentare la distribuzione di questi generi necessari per la salute. Già, ad esempio, il latte in polvere è quasi sparito dai supermercati già da diversi anni. Per il momento siamo già indebitati (nel senso che stiamo utilizzando fondi destinati alla cucina per il latte). Vediamo fin dove possiamo arrivare per le medicine e ci chiediamo se la Provvidenza in qualche modo possa aiutarci, specialmente per i bambini, i più colpiti dalla situazione di crisi».

 

La situazione in Libano oggi

Ci scrive Padre Damiano Puccini ai primi di marzo di quest’anno: «In Libano vive una popolazione piagata dalla guerra che ha devastato la zona meridionale, con danni anche nella capitale, aggravando inoltre la crisi dei rifugiati. Il conflitto ha causato oltre 4.000 morti, 16.000 feriti e più di un milione di sfollati. Nel Paese la situazione umanitaria resta drammatica. La crisi in Libano anche è il risultato di una profonda crisi economica e finanziaria che va avanti da cinque anni e che ha spinto migliaia di giovani all’emigrazione. In questo contesto già difficile, però, il conflitto ha sicuramente aumentato le vulnerabilità della popolazione. Molte famiglie, oggi, riescono a far fronte al loro fabbisogno solo grazie ai sussidi ricevuti dalle organizzazioni umanitarie o da amici e parenti dall’estero. Centomila persone restano sfollate perché, per ragioni diverse, non sono riuscite a rientrare: tanti di quelli che sono tornati hanno scoperto di essere rimasti senza casa. In certi villaggi non è rimasto nulla: manca la connessione all’acqua e all’elettricità, le infrastrutture e i servizi sono stati danneggiati o completamente distrutti. La mancanza di acqua significa, in certi casi, anche assenza di lavoro, dal momento che gli agricoltori non possono irrigare i propri campi. Le spese sanitarie sono insostenibili. Gli ammalati non arrivano più a pagarsi le analisi, le operazioni chirurgiche e acquistare medicinali, perché totalmente a loro carico.

 

L’opera dei volontari di Padre Damiano

«La nostra associazione “Oui pour la Vie” continua ancora con la cucina di Damour, l’ambulatorio per i test sanitari e il riferimento per AIDS, droga e alcool, il centro di ascolto per le medicine e la scuola. Tutto sempre per bisognosi di ogni appartenenza e provenienza. Dopo la guerra, più di un milione di libanesi è tornato al Sud, dove il 90% dei loro villaggi è stato completamente distrutto. La gente si rifiuta comunque di lasciare la propria terra e costruisce tende per restare vicino a quello che resta della propria casa. Tra questi c’è anche una famiglia di 9 persone che durante la guerra ha vissuto con noi nel centro di “Oui pour la Vie”. Grazie a loro, i nostri volontari hanno potuto prendere il furgone dell’Associazione per andare a realizzare una cucina mobile sul terreno di questa famiglia. Abbiamo così anche la possibilità di visitare con la nostra cucina mobile altre famiglie accampate, con particolare attenzione ai bambini. Ricordiamo anche il primo anniversario della nostra casa di Beirut che, trovandosi vicina a zone bombardate, ha continuato a essere senza interruzioni un riferimento per malati poveri e anche un punto di distribuzione di pasti preparati dalla cucina di Damour, consegnati talvolta anch’essi a domicilio dai nostri volontari durante le loro visite nei rifugi durante il recente conflitto. In questo mese “Oui pour la Vie” ha festeggiato i 10 anni della nostra Cucina di Damour. È per noi un traguardo molto significativo. Questo servizio non è mai stato interrotto, nemmeno durante il recente conflitto, diventando così un punto di riferimento sicuro per le situazioni più estreme. I nostri volontari sono sempre disponibili per monitorare i casi più gravi, recandosi nelle loro dimore, per consegnare anche a domicilio i pasti per coloro che hanno problemi a venire nella nostra sede.  Questo rappresenta anche una testimonianza di convivenza pacifica tra gruppi caratterizzati da posizioni diverse nel recente conflitto. Un grazie ai numerosi benefattori che ci hanno sempre sostenuto, con costanza e spirito di rinuncia».

Edf – Damiano Puccini