Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe» (Lc 17,6)
Chi di noi ha avuto la Grazia di poter essere pellegrino in Terra Santa, si sarà sicuramente imbattuto nei venditori di souvenirs. Tra questi ci sono anche i signori che vendono il granellino di senape. È talmente piccolo che viene custodito all’interno di una bustina trasparente. Bisogna alzare lo sguardo e, in controluce, si può scorgere all’interno della busta questa minuscola particella scura. Perché il granellino di senape è diventato così importante da essere proposto come un souvenirs?
Perché Gesù, in diversi momenti, lo cita nella sua predicazione!
Prendiamo in prestito una parte del Vangelo di Matteo, capitolo 17. Al versetto 14 troviamo un uomo che si getta in ginocchio davanti a Gesù e chiede la Grazia per la guarigione del figlio epilettico. Al versetto 16 dice: «l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo» (Mt 17,16).
Un piccolo smacco… Come mai i discepoli non sono stati in grado di guarire il figlio epilettico? La risposta ci viene regalata proprio da Gesù:
Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senape, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile» (Mt 17,20).
Basta quindi aver fede quanto un granellino di senape, (cioè una parte molto piccola) e questa fiducia ben riposta produrrà dei frutti straordinari.
Anche nel Vangelo di Luca, troviamo un riferimento al granello di senape.
Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? È simile a un granellino di senape, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami» (Lc 13,18-19).
Il desiderio di Gesù è quello di poterci trasmettere la generosa distanza che intercorre tra la grandezza del granello e la dimensione dell’albero che esso genera.
Sembra impossibile che all’interno di così poco spazio siano contenute le informazioni per poter diventare così grande.
Se anche voi aveste fede, potreste assomigliare al granellino di senape. Così anche nel Vangelo di questa domenica gli apostoli chiedono proprio questa Grazia.
«Aumenta la nostra fede!».
Ma come si può aumentare la fede? Non può essere il risultato di un processo matematico e non può essere il risultato di un percorso studiato a tavolino. Tuttavia tutto può essere d’aiuto per far crescere la fede in noi. Iniziamo con ordine, però!
Prima di tutto la fede è grazia, è dono. Naturalmente il dono arriva, ma bisogna essere in grado di recepirlo e di custodirlo. E noi siamo delle creature disposte alla continua ricezione. Riceviamo la vita, il respiro, la creazione, la presenza dell’altro. Non dobbiamo fare nulla, solo essere disposti a ricevere.
Sembrerebbe una condizione privilegiata. Pronti a ricevere, in continuazione e senza merito. Però, nasce un però. Non sempre noi siamo disposti a ricevere. Spesso ci attardiamo in altre attività e faccende correndo il rischio che queste grazie vengano sciupate. Il servo buono, quello riconoscente, ha la possibilità di scoprire la sorgente di tutte queste grazie e trasformarsi e divenire a sua volta veicolo di grazia.
«Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).
Servi con gratuità, quindi, perché Dio è buono e volentieri il servo si pone al Suo servizio. Abbiamo la fortuna di avere un Signore che desidera il nostro bene e ci guida sulla retta via.
È naturale allora, percorrendo il cammino della fede, sviluppare una logica del servizio. Siamo veicolo di un Amore grande che riesce a raggiungerci, ma mai ci sovrasta. Un Amore vero, sincero, rispettoso. Che si propone, ma mai si impone.