Ufficio di pastorale dell’educazione e della scuola

Intelligenza artificiale e cura della vita

80 insegnanti di Religione cattolica del Veneto si sono incontrati a Zelarino per il Corso annuale di formazione  

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«Educare è un atto di speranza e una passione che si rinnova perché manifesta la promessa che vediamo nel futuro dell’umanità».

È una delle affermazioni della recentissima lettera apostolica di Papa Leone, Disegnare nuove mappe di speranza, firmata mentre si sta celebrando a Roma il Giubileo del mondo educativo. Un atto di speranza e una passione che gli Insegnanti di Religione cattolica (nella foto un loro incontro al Centro Papa Luciani) coltivano anche partecipando ai momenti formativi e di aggiornamento promossi a livello regionale.

Al corso autunnale organizzato a Zelarino di Venezia (16 e 24 ottobre), sul tema attualissimo dell’IA in relazione alla cura della vita, hanno partecipato tre IdR bellunesi: Marta Bianchi (docente Scuola secondaria di I grado), Andrea De March e Chiara Quaggiotto (Scuola primaria). Ecco alcune risonanze e riflessioni che gentilmente hanno condiviso.

«Partecipo sempre volentieri al Convegno di Zelarino perché mi arricchisce professionalmente, donandomi strumenti validi per alimentare le mie competenze. In questi incontri posso confrontarmi con altri docenti di Irc che insegnano nelle varie diocesi del triveneto, riscoprendo e riconfermando la scelta fatta, quando ho deciso di tuffarmi in questa bellissima esperienza di insegnante. Talvolta pensiamo che a Verona, Venezia, Treviso… l’ora di religione sia ad un livello diverso dal nostro che abitiamo le Dolomiti…Durante questi incontri scopriamo che partecipiamo tutti ad un “disegno” comune che aiuta i nostri alunni ad avvicinarsi con stupore al Divino. Questo è l’aspetto bello della Comunione nella Chiesa! È un’esperienza che consiglio di sperimentare almeno una volta nel percorso di insegnanti. L’invito è rivolto ai giovani che hanno bisogno di sentirsi partecipi di un progetto comune per tutte le Diocesi, ma anche a chi insegna da qualche anno per ridestare e rinnovare il proprio entusiasmo nell’insegnamento affinché non diventi mai una routine. Nella prima giornata abbiamo approfondito la tematica dell’AI (Intelligenza Artificiale) ormai diffusa e permeante la vita dei giovani, ma non solo. È inevitabile avere una preparazione adeguata per aiutare i nostri alunni a convivere con questo sistema che porta indiscutibilmente tanti benefici e al tempo stesso lascia aperte non poche problematicità ed ambiguità nella crescita spirituale. Nella seconda giornata abbiamo voluto esaminare e portare un po’ di luce sul tema del “fine vita”; argomento molto delicato, che, come docenti di Religione, possiamo affrontare dando il nostro contributo privilegiato: aiutare a scoprire la Speranza che non viene solo dall’uomo, ma anche e soprattutto da Cristo» (Andrea De March).

«Giovedì 16 ottobre abbiamo ascoltato tre relatori di alto livello sul tema dell’intelligenza artificiale. Il dottor Matteo Olivato ha svolto una parte più tecnica, dandoci delle informazioni su come vengono create le intelligenze artificiali e sul modo in cui le IA apprendono. Ci ha poi fornito indicazioni per raccomandare le macchine attraverso i prompt e alcuni consigli per capire se quelle che troviamo in rete sono informazioni affidabili e veritiere oppure no.  Ha quindi concluso simpaticamente dandoci informazioni in merito ad un sito che usa l’intelligenza artificiale, con la quale possiamo colloquiare addirittura con padre Pio! Don Alessandro Mantini ha focalizzato l’attenzione sul fatto che dobbiamo riacquisire una postura davanti alla tecnologia: l’intelligenza artificiale è un artefatto, un esso/essa. Occorre riappropriarci anche dei termini, ad esempio: gli uomini non sono interconnessi, ma sono in relazione. L’intelligenza artificiale può essere un grande aiuto, per esempio se applicata alla medicina. Ci sono dei problemi etici, non essendoci una legge che regolamenta l’etica dell’intelligenza artificiale, ma solamente carte etiche che consigliano determinati valori. Infine, l’intervento del docente di Religione Luciano Pace, che ha ascoltato le restituzioni dei lavori di gruppo (incentrati sulle domande da lui preparate sul tema IA) e ci ha presentato alcuni lavori postati nel suo blog www.oradipace.it» (Marta Bianchi).

24 ottobre: a tema la bioetica

«Molto interessanti l’intervento del professor Corrado Viafora, fondatore e direttore del Gruppo di Ricerca di Filosofia Morale e Etica e dell’Avvocato Domenico Menorello, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, che ha esposto aspetti legali e legislativi. Il professor Leopoldo Sandonà ha poi integrato i due interventi con un confronto tra Teologia e Filosofia. Partendo dal pensiero cristiano che riconosce come sacra la vita dal suo nascere al suo spegnersi, i relatori hanno sottolineato alcuni importanti aspetti che sembrano portare verso l’accettazione sociale dell’eutanasia. Aspetti che vanno sempre ascoltati, con rispetto ed attenzione, anche se moralmente non condivisi.

Il pensiero che l’uomo possa liberamente e lecitamente decidere di porre fine alla sua vita e che chieda l’aiuto e l’approvazione dello Stato per fare in modo che l’eutanasia sia riconosciuta come “pratica medica” (quando compito dello Stato, come recita la nostra Costituzione, è proprio quello di tutelare la salute “in ogni condizione”), nasce dalla negazione e rimozione sociale della morte che ha perso negli ultimi anni sempre più la sua connotazione sociale per diventare un evento personale, riguardante la sola famiglia e non il contesto.

Della morte non si parla, i bambini vengono allontanati dalla vista dei cari defunti, spesso non vengono fatti partecipare ai funerali con l’intento di proteggerli da un dolore. Questo però rischia di renderli adulti incapaci di affrontare i lutti che, inevitabilmente, si troveranno a vivere. Insieme alla morte la malattia viene vissuta spesso come una condizione che ti pone al di fuori di una vita sempre più competitiva e performante, con la nascita dell’idea che la vita deve essere “dignitosa”, “accettabile”. In altre parole, la vita non è più un valore in sé, si arriva a pensare ad “una vita che non merita di essere vissuta”.

Per non cadere in questa mentalità gli studiosi di etica sottolineano la necessità di un “accompagnamento” per aiutare le persone a vivere fino alla fine la loro vita, riconoscendo i limiti della medicina che può molto ma non tutto, sostenendole nel far fronte a tutti i tipi di dolore, fisico, morale e sociale, per aiutare le persone a trovare una via. Anche i familiari dovrebbero essere supportati perché integrino la persona defunta nella loro vita, in una nuova dimensione» (Chiara Quaggiotto).

Ringraziamo per queste significative restituzioni dal  Convegno di Zelarino: ci confermano che “educare è un compito d’amore “ e di cura. In un mondo lacerato da violenze, conflitti e polarizzazioni, siamo convinti che l’educazione è anche il nuovo nome della pace, strumento decisivo per la salvaguardia della dignità della persona umana.