A cura di don Matteo Colle (33ª domenica del tempo ordinario - Anno C)

In tre giorni lo farò risorgere

«Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Il tempo è prossimo”. Non seguiteli»

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Anche la settimana scorsa ci eravamo lasciati con la vicenda di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio di Gerusalemme. Ai Giudei che chiedono ragione del suo gesto, Gesù rispose: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19).

Come mai i Giudei non riescono a compiere il passaggio che il vero tempio di Dio è Gesù, presente in carne e ossa davanti a loro? Non avevano forse loro il desiderio di incontrare e adorare il Messia? Il tempio a cui erano devoti, costruito e mantenuto con tanto zelo, non era forse desiderio di rendere grazie e gloria a Dio?

Eppure il loro cuore era offuscato dal desiderio di mantenere dei privilegi. Perdono il loro ruolo di persone che studiano e interpretano le Sacre Scritture. Dovevano aiutare il popolo di Dio a scorgere i segni di un Signore desideroso di essere presente nella storia. In questo contesto di attesa, si inserisce proprio il Vangelo di questa domenica. Gesù ci guida in questo passaggio dei «falsi profeti». Dice, infatti: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli» (Lc 21,8).

Il primo pericolo è proprio quello di seguire delle false dottrine. Pur con le buone intenzioni, si rischia di scivolare in maestri che ci portano fuori strada. Tutto può essere utile per mantenere la retta via: un buon padre spirituale, la frequenza ai sacramenti, la preghiera personale, seguire il proprio cuore, la propria coscienza. Il Signore ci ha donato anche una ragione che, con l’aiuto del tempo, ci indica a tener conto che l’albero buono si vede dai frutti: «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?» (Mt 7,16).

Ma ciò che pone in pericolo l’identità del cristiano è la persecuzione. Sino a quando le cose vanno bene, siamo felici di professare il nostro Credo. Purtroppo, quando ci troviamo davanti alle difficoltà facciamo fatica a percepire la presenza del Signore: ci sentiamo soli e abbandonati. Qualche volta, nella disperazione, il rischio è quello di addossare a Dio la responsabilità della nostra condizione: Gesù ci invita a essere sereni: «Nemmeno un capello del vostro capo perirà» (Lc 21,18).

Aver la capacità di mantenere la rotta scelta, anche quando il mare è in tempesta, ci dona la Grazia di riempire di significato la nostra vita. Nel tempo della sofferenza io riesco a esprimere la mia persona. Lascio da una parte quelli che sono i fronzoli, le apparenze, per il semplice motivo che non posso più permettermi perdite di tempo ed errori. Nel momento di difficoltà, tutto diventa importante. Un sorriso, un saluto, un gesto gratuito vengono vissuti con tanta gratitudine. Non costano niente e ho la possibilità di rasserenare tante persone che stanno vivendo momenti difficili.

Il Vangelo è una “buona notizia”, è un “lieto annuncio” e così sia! Una volta trovata la retta via, manteniamo lieti il timone della nostra vita, sapendo che abbiamo scelto la parte migliore che non ci sarà tolta. «Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere» (Lc 21,14-15). Siamo al sicuro. Lasciamoci guidare dal Maestro vero.