Chi è il rabdomante? In contesti esotici molto lontani dai nostri è colui che, guidato solo da un bastone, è capace di trovare l’acqua dove, apparentemente, non c’è. Tale figura ha caratterizzato già dal titolo le giornate di formazione del Presbiterio diocesano, vissute presso il Centro “Paolo Chiavacci” di Crespano dal 10 al 12 giugno. Fuor di metafora: non si è trattato certo di scovare risorse idriche ma di reperire quella fonte di vita tanto importante, quanto non visibile, che è la speranza: narrata, cercata e servita in un cambiamento d’epoca in cui anche il ministero presbiterale si trova naturalmente coinvolto. In chiave teologica, tale immagine appartiene già al patrimonio della riflessione contemporanea: alcuni spunti del pensiero di Chistoph Theobald, richiamati all’inizio dal vescovo Renato, insieme alla riflessione di don Rinaldo Ottone, ispirandosi al pensiero della filosofa Zambrano, hanno dato avvio ai lavori di queste giornate condivise da circa quaranta preti della nostra diocesi e riprese in questa forma residenziale dopo un anno di sospensione.
E proprio la narrazione della speranza ha caratterizzato il primo atto della proposta formativa. È toccato infatti al biblista trentino Gregorio Vivaldelli richiamare all’uditorio la ricchezza poetica e teologica che in questa chiave Dante dischiude nella sua “Comedìa”. Da abile divulgare, Vivaldelli ha offerto, attraverso un vivace affondo sulla prima parte del Purgatorio, una visuale d’insieme sull’opera del Sommo poeta, profeta autentico di speranza e di indomita fiducia in “Quei che volentier perdona” (canto III, v.120).
L’apporto della giornalista di Avvenire Lucia Capuzzi che ha raggiunto Crespano il giorno successivo, ha riportato l’uditorio a temi di attualità. Innanzitutto quella intra-ecclesiale: il cammino sinodale – Capuzzi è parte del comitato centrale – è la via in cui la Chiesa, soprattutto quella italiana, sta cercando oggi nuove vie di speranza, nel solco mai del tutto approfondito del Concilio Vaticano II. Ma anche uno sguardo oltre i confini permette di comprendere meglio i passaggi in cui, spesso, lo stesso “rabdomante” fatica a districarsi. La conoscenza approfondita dell’America latina che la giornalista sarda ha avuto modo di acquisire, ha offerto ai presenti alcuni ulteriori spunti di riflessione che inquadrano meglio, tra le altre cose, anche la stessa figura del nuovo Pontefice.
Leggendo la storia si comprendono inoltre passaggi di speranza che rivivono, sotto mutata forma, anche nel contesto odierno: lo ha mostrato nel suo intervento don Davide Fiocco che, da patrologo, ha elencato alcune correlazioni fra il cammino spirituale, teologico ed ecclesiale di Agostino con alcune tappe – e devianze – in cui ancora oggi, dopo 1600 anni, la nostra vita ecclesiale è ancora attraversata.
Tre giornate per narrare, cercare e servire la speranza: tre verbi che declinano la medesima ricerca. Non sono stati, tuttavia, solo oggetto di interessante ascolto da parte dei preti intervenuti ma spunto attivo di riflessione e di confronto, vissuto personalmente, nei lavori di gruppo e nel momento assembleare conclusivo nella mattinata di giovedì 12. Quali risorse di speranza ravvivano il cammino del ministero in questa Chiesa diocesana? A tale domanda si è cercato di rispondere, continuando un lavoro già innestato nel Consiglio presbiterale e cercando, grazie forse anche a queste giornate, di scoprirsi sempre più rabdomanti.
Erredienne