Gesù, dopo aver raccontato la parabola del buon samaritano, pone una domanda: «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?» (Lc 10,36).
Sono tre gli uomini che si imbattono in questo signore che, malauguratamente, viene travolto dalla furia dei briganti: un sacerdote, un levita e un samaritano. Nel Vangelo di Luca non vengono riportate le ragioni dei primi due che scelgono di proseguire il loro cammino. Non è nostro compito giudicare il loro operato.
Viene invece dato ampio risalto alle azioni che il samaritano compie nei confronti di quest’uomo che ha bisogno del suo aiuto. Vediamole assieme. «Lo vide e ne ebbe compassione». «Gli si accostò…versò olio e vino sulle sue ferite… e gliele fasciò… Poi lo caricò sul suo asino… lo portò in una locanda… e fece tutto il possibile per aiutarlo».
Non sono parole del Vangelo, ma intuiamo che il samaritano si ferma quella notte nella stessa locanda. La mattina seguente, infatti, continua a prendersi cura del signore infortunato con altre due azioni: «tirò fuori due monete e le diede all’albergatore…»; e infine promette che «ciò che spenderai in più, pagherò al mio ritorno».
Esiste un’incredibile differenza di atteggiamento tra l’atteggiamento del sacerdote e del levita e quello del samaritano. Il Signore si rende presente nella nostra vita attraverso degli eventi. Noi non sappiamo dove Lui si nasconda. Se fossero eventi straordinariamente belli, sfavillanti, tutti vorrebbero prenderne parte. Invece il Signore è spesso presente in vicende poco attraenti. Questo povero uomo che giace a terra, chiede di togliere il nostro prezioso tempo, di sporcare i nostri vestiti di sangue e di sottrarre dal nostro portafoglio delle risorse. La nostra vita può diventare veramente occasione di Grazia, quando noi riusciamo a scorgere i segni di Dio all’interno del nostro presente. Possiamo allora diventare dei veri strumenti che operano a nome del Signore.
