È una chiamata all’azione quella che arriva chiara e forte da Trieste dove si sono tenute la 50ª edizione delle Settimane Sociali dei cattolici in Italia, un evento che ha radunato nel capoluogo friulano oltre un migliaio di delegati da tutta Italia.
Un’azione politica animata da una fede viva, coraggiosa e pure scandalosa, come l’ha definita il Santo Padre nella sua omelia. «Abbiamo bisogno dello scandalo della fede. Non abbiamo bisogno di una religiosità chiusa in se stessa, che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra e celebra liturgie nel tempio dimenticandosi però della polvere che scorre sulle nostre strade» ha esortato papa Francesco, per poi continuare: «È una fede che sveglia le coscienze dal torpore, che mette il dito nelle piaghe, nelle piaghe della società – ce ne sono tante –, una fede che suscita domande sul futuro dell’uomo e della storia; è una fede inquieta, e noi abbiamo bisogno di vivere una vita inquieta».
Un’omelia e prima ancora un discorso ai delegati, quelli del Papa, che hanno chiuso un cerchio che aveva iniziato a tracciare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento all’apertura dei lavori delle Settimane.
«Quali le ragioni del riferimento all’alito della libertà parlando di democrazia? – si era chiesto il presidente Mattarella – Non è democrazia senza la tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa».
E quel senso che è alla radice dell’esperimento che si rinnova delle Settimane Sociali sta tutto nel titolo scelto per questa 50ª edizione: al cuore della democrazia. «Il tema impegnativo che avete posto al centro della riflessione di questa Settimana sociale interpella quindi, con forza, tutti. – rifletteva il Capo dello Stato La democrazia, infatti, si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali, in condizioni storiche mutevoli, senza che questo possa indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità».
E a questa esortazione il popolo dei delegati è rimasto fedele, applicando alla lettera quel metodo di lavoro comunitario predisposto dal professor Giovanni Grandi, ordinario di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Trieste, che ha permesso a tutti di ascoltare e far sentire la propria voce.
Decine di gruppi animati dai delegati, ribattezzati circle, hanno infatti analizzato, schematizzato e riassunto le riflessioni proposte durante la plenaria e hanno poi contribuito a scrivere delle proposte che sono state fatte pervenire al Comitato scientifico che le rielaborerà nel documento conclusivo.
Un lavoro notevole condotto in autonomia e collaborazione, organizzato dai Comitato ma al tempo stesso autosufficiente nella misura in cui ciascun gruppo era responsabile del proprio lavoro in una dinamica forse a tratti macchinosa, articolata ma entusiasmante nella sua logica non banale.
Un metodo che ha fatto discutere, animando veri e propri dibattiti nel corso dei pranzi e delle cene conviviali al pari degli spunti offerti dalle varie Piazze della democrazia, gli appuntamenti tematici che hanno animato la città coinvolgendo tanto i delegati quanto i curiosi e che hanno discusso di democrazia, di pace ma anche di intelligenza artificiale e di dignità del lavoro.
«Le ideologie sono seduttrici. Qualcuno le comparava a quello che a Hamelin suonava il flauto; seducono, ma ti portano a annegarti. – rifletteva papa Francesco, ricordando come le Settimane Sociali nascessero in funzione di un’idea di democrazia e non di un’ideologia – A tale scopo rimangono fecondi i principi di solidarietà e sussidiarietà. Infatti un popolo si tiene insieme per i legami che lo costituiscono, e i legami si rafforzano quando ciascuno è valorizzato. Ogni persona ha un valore; ogni persona è importante. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare». Un passaggio che, i mille di Trieste hanno dato prova di voler assecondare.
Gianluca Salmaso