A cura di don Paolino Rossini (solennità dell’Immacolata Concezione di Maria)

Dio chiede casa, Dio si fa ospite

Il re Davide vorrebbe “imprigionare” Dio in un amore possessivo; Maria si mette a sua disposizione

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L’Angelo si reca nel piccolo paese della Galilea e parla a una ragazza, promessa sposa a un discendente del re Davide. Giuseppe è un nobile decaduto, però appartiene al casato del re. Su di lui si attuano le promesse fatte a Davide e alla sua discendenza.

Il famoso re Davide aveva conquistato Gerusalemme e l’aveva fatta sede del suo regno, la sua capitale. Aveva tutte le buone intenzioni di ospitare anche Dio nella sua città e riservargli la casa più bella. Per gli antichi era normale che il re fosse anche il sacerdote, cioè il capo religioso in prima fila a mettere il popolo in contatto con Dio.

Davide, così benintenzionato e sincero, viene frenato da un guastafeste di profeta che gli dice: «Non sarai tu che costruisci una casa a Dio, ma sarà Dio che costruisce la tua casa»: costruirà il tuo casato cioè la tua discendenza.

Strano che il re, tutto infervorato a costruire la casa del Signore abbia desistito dal suo proposito e abbia ascoltato il profeta e non gli abbia tagliato la lingua (e magari il collo, conoscendo i tempi!).

In fondo, Davide voleva avere tutto sotto controllo, anche Dio – se poteva – con la sua casa tra le case della città. Vediamo invece che è Dio a scegliersi una casa in cui andar ad abitare: Dio chiede a Maria di diventare casa per lui. La promessa è: «Gesù sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e il suo regno non avrà fine».

Davide vorrebbe inquadrare anche Dio, se potesse, come imprigionandolo: è un amore possessivo! Maria accoglie Dio e si mette a sua disposizione, e questo è vero amore.

Davide vuol fare una casa a Dio, Maria si lascia edificare dal Signore, lascia che Dio costruisca la sua vita. Davide vorrebbe racchiudere Dio nelle proprie convinzioni, nei propri ragionamenti e nelle proprie tradizioni.

C’è a confronto la grandezza di Davide e la piccolezza di Maria. Davide è il re potente che dispone di tutto, Maria è umanità che si lascia raggiungere. In modo simile, Dio raggiunge anche noi, nei luoghi più poveri… raggiunge nella Galilea terra pagana, ci raggiunge nelle periferie dell’esistenza, là dove ci sentiamo abbandonati, smarriti.

Dio ci raggiunge nella nostra Nazaret sconosciuta. Ci raggiunge nei luoghi meno conosciuti della nostra interiorità, nei luoghi che sembrano insignificanti, negli spazi della nostra vita da cui ci sembra non possa venire qualcosa di buono.

Solo l’amore può generare qualcosa di nuovo a Nazaret. Solo l’amore può ridare dignità a quelli che sembrano luoghi perduti e falliti. Solo lo sguardo di un amante può trovare qualcosa di bello a Nazaret.

Dio raggiunge l’umanità sterile e senza speranza: ecco l’accenno a Elisabetta. Oggi Dio crea l’uomo nuovo nel grembo di Maria. In Maria Dio raggiunge l’umanità: è un Dio che ci chiede casa, un Dio che si fa ospite.

Anche quando l’Angelo partì da Maria, Dio continuò a rimanere lì: Dio – la Parola continuò a restare nella casa dell’umanità e a chiedere di essere accolto ancora una volta.

Qui c’è la gioia del Natale, quella vera. Prima di metterci in ansia per accogliere il Natale e addobbare la casa, lui è già venuto, è già entrato.