Essere prete, servire il Signore e la Chiesa, lavorando in un’ambasciata (perché tale è una Nunziatura), a contatto con i potenti di una nazione, in un contesto spesso molto diverso da quello italiano e a maggior ragione dal nostro piccolo mondo antico. Sembra cosa strana, ma è quello che il nostro don Luca Sartori ha cominciato a fare in questi mesi presso la Nunziatura della Santa Sede di Belgrado.
Classe 1987, originario di Longarone, fu il primo prete ordinato dal vescovo Renato il 21 maggio 2016. Dopo un periodo di servizio pastorale a Cavarzano e di collaborazione nell’Ufficio diocesano per i beni culturali, nell’autunno del 2020 ha iniziato il percorso di formazione presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’istituto che forma il personale diplomatico della Santa Sede. Il 27 maggio 2024 ha conseguito il dottorato in diritto canonico, discutendo una tesi di grande attualità: Lo statuto giuridico dei Luoghi Santi di Gerusalemme. Lo scorso 1° luglio il Papa lo ha nominato segretario di Nunziatura, destinandolo appunto alla sede di Belgrado.
Don Luca, come vivi questo passaggio della tua vita?
«Lo vivo con profonda gratitudine e senso di responsabilità. L’inizio del mio servizio come Segretario di Nunziatura in Serbia, segna una tappa importante del mio cammino sacerdotale. È un incarico che accolgo come una missione, nella piena consapevolezza di essere inviato a nome del Santo Padre per portare la sua vicinanza ai popoli e alle Chiese».
Probabilmente qualcuno non ti nasconde perplessità per un ministero sacerdotale offerto in un ufficio. Come rispondi?
«È vero, il ministero del diplomatico può apparire, a prima vista, come un’attività “altra” rispetto alla dimensione pastorale. Ma in realtà si tratta di un servizio pienamente sacerdotale, vissuto in modo particolare. Anche dietro ad una scrivania o nelle sedi istituzionali, il prete è chiamato ad essere segno della presenza del Buon Pastore. La diplomazia pontificia è fatta di gesti spesso silenziosi: vicinanza alle comunità cattoliche, attenzione ai popoli, promozione della pace e della libertà religiosa. Non è un incarico astratto: è un servizio che, pur non svolgendosi tra i banchi di una parrocchia, si esercita ogni giorno nella ricerca della stessa fedeltà».
I media ci riportano dalla Serbia notizie di tensioni sociali e politiche. Come le vedi dalla finestra della Nunziatura?
«La Serbia è attraversata da processi storici ancora aperti. I movimenti studenteschi di cui parlano i media vanno compresi nel contesto di una società che sta cercando di definire la propria identità. Quello che si vede dalla Nunziatura è certo una situazione di disagio, mentre quello che siamo chiamati a dare è una presenza attenta e discreta. La “sollecitudine per tutte le Chiese”, di cui parlava San Paolo VI, si esercita così: con uno sguardo pastorale sulla realtà, capace di cogliere le speranze e le inquietudini dei popoli, specialmente delle nuove generazioni».
Hai incontrato il nuovo Papa? Che impressione ti ha fatto?
«Sì, ho avuto la gioia di incontrare Papa Leone XIV pochi giorni fa nella Biblioteca del Palazzo Apostolico. Mi ha colpito molto il suo invito ad essere “pastori con i piedi per terra”. Descrivendo così la necessità di vivere il ministero con realismo evangelico, prossimità e spirito di servizio. Ho avuto personalmente l’impressione di un uomo discreto ed equilibrato: qualità indispensabili per custodire e promuovere l’unità della Chiesa. A questo stile desidero ispirarmi nel servizio che mi è stato affidato».
E così il nostro don Luca sta per partire alla volta di Belgrado. Ma non si dimenticherà di essere un… bellunese nel mondo. Allora partivano per cercare lavoro; i nostri preti partivano come missionari; don Luca come segretario di Nunziatura.
Davide Fiocco
