29 marzo, la dedicazione del nuovo altare

Due chiese intrecciate, di pietra e di pietre vive

Dedicare un luogo è riservarlo a Dio: «Lo lasciamo solo per te»

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I lavori di adeguamento liturgico della Cattedrale stanno volgendo al termine e, come anticipato su queste colonne, in molti sono già al lavoro per la riapertura della nostra chiesa madre, nella sistemazione delle ultime cose e nella preparazione delle celebrazioni.

Venerdì 28 marzo alla sera sarà possibile accedervi per la prima volta: alle 20.30, infatti, avrà luogo l’inaugurazione e la presentazione dei lavori da parte del gruppo coordinato dall’architetto Francesca Leto. Questo momento, che sarà possibile seguire in presenza oppure in diretta su Telebelluno, darà un interessante sguardo sui lavori eseguiti e racconterà il cammino che ha portato alla realizzazione del progetto.

Ma sarà sabato 29 marzo (alle ore 10.00) il grande giorno della Cattedrale, il momento in cui si tornerà a frequentarla per la sua funzione più propria e specifica: vivere l’incontro con il Risorto nella preghiera liturgica, in una parola “celebrare”!

Sì, perché tutti i lavori non hanno avuto come fine ultimo quello di avere un luogo più bello o architettonicamente di valore – c’è anche questo, però! – ma quello di aiutare donne e uomini a pregare meglio, facendo esperienza della presenza di Dio in quell’«oceano di grazia che inonda ogni celebrazione», in cui papa Francesco ci invita ad immergerci ogni volta che ci mettiamo al cospetto del Signore nella preghiera personale e nella liturgia.

Il primo momento celebrativo vissuto in Cattedrale sarà, sabato 29 marzo alle ore 10, la celebrazione dell’Eucaristia con la benedizione della nuova cattedra e del nuovo ambone e la dedicazione del nuovo altare.
“Dedicare” un luogo significa riservarlo esclusivamente e solennemente al culto del Signore, dire “questo luogo è così importante che lo lasciamo solo per te, Signore”.

La celebrazione della dedicazione sarà un’occasione unica per la nostra Diocesi, un evento carico di riti densi e affascinanti: senza svelare tutto, anche perché per assaporare appieno questo momento bisognerà esserci di persona, condivido alcuni elementi del rito che trovo particolarmente suggestivi.

In tutta questa celebrazione saranno coinvolte di pari passo due Chiese: la chiesa fatta di pietre e la Chiesa fatta di pietre vive, mostrando come le due sono strettamente intrecciate e l’una serve per la costruzione e la cura dell’altra.

L’acqua santa, memoria del Battesimo, bagnerà prima il popolo santo di Dio convocato dal Signore e, poi, la cattedra, l’ambone e l’altare.

L’olio Crisma, che ha unto il capo dei battezzati costituendoli re, profeti e sacerdoti al modo di Cristo, ungerà e cospargerà di profumo tutta la mensa dell’altare.

Il profumo dell’incenso, che sale a Dio assieme alle nostre preghiere, sarà offerto al Signore sull’altare, in cinque incensieri, sui quattro angoli e al centro, e poi i ministri incenseranno alcuni elementi che ci parlano della presenza di Dio in mezzo a noi: l’altare stesso, il Vescovo che presiede l’Eucaristia in persona Christi capitis e poi tutta l’assemblea, il popolo santo che è presenza esso stesso del Risorto.

Una celebrazione ricca di segni molto concreti e, proprio per questo, potenti e profondi. Il Papa ci ricorda infatti che «La Liturgia è fatta di cose che sono esattamente l’opposto di astrazioni spirituali: pane, vino, olio, acqua, profumo, fuoco, cenere, pietra, stoffa, colori, corpo, parole, suoni, silenzi, gesti, spazio, movimento, azione, ordine, tempo, luce. Tutta la creazione è manifestazione dell’amore di Dio: da quando lo stesso amore si è manifestato in pienezza nella croce di Gesù tutta la creazione ne è attratta. È tutto il creato che viene assunto per essere messo a servizio dell’incontro con il Verbo incarnato, crocifisso, morto, risorto, asceso al Padre».

Alex Vascellari