Il primo mese dell’anno è “gennaio”, in latino ianuarius: vuol dire “porta aperta”. Questa volta è porta santa, porta del giubileo della speranza. È porta di un anno santo.
Gli antichi ebrei aprivano l’anno giubilare al suono del corno, uno strumento che dava – immagino – un suono stridulo e forte. Oggi, a dire di papa Francesco, il suono stridulo che si alza è il grido che sale a Dio da tutta la terra. È un grido di sofferenza che vogliamo cambiare in grido di speranza, in giubileo della speranza. Dio ascolta il grido disperato, che domanda aiuto. Inizia per tutti un anno in cui stare davanti a Dio, in ascolto di quello che lui ci dice perché lui parla per il bene nostro e per il vero bene della nostra umanità.
Come possiamo addentrarci nell’Anno Santo? Ci dà suggerimenti preziosi (e anche semplici) il messaggio per la giornata della pace, del 1° gennaio 2025, scritto da papa Francesco. Bisogna entrare nel Nuovo Anno con un diverso modo di pensare. Occorre dismettere l’idea che tutto è dovuto, e sostituirla con la convinzione che invece tutto ci è donato.
Non solo, che tutto è donato da Dio! Ma anche tutto è perdonato, perché se si è ben disposti, Dio perdona e dà la possibilità di rimediare a qualsiasi sbaglio e peccato. In questo modo riscopriamo la gratitudine: gratitudine verso il Signore senza la quale non si riconoscono più i suoi doni.
Solo la riconoscenza al Creatore può innescare la solidarietà, che va contro la tentazione attuale che genera nel mondo le disparità. Riconoscere i doni di Dio porterà rimedio al trattamento disumano riservato ai migranti, al degrado ambientale, alla confusione che genera la disinformazione…
La corretta visione delle cose, che ci fa riconoscenti dei doni di Dio, porta a sperare nel dialogo, perché rigettare ogni tipo di dialogo è rigettare Dio e i suoi insegnamenti. Credere al dialogo porta a rimediare allo spreco per gli armamenti e a smettere il ricorso alla guerra per risolvere i problemi, con grave danno di tutti!
Secondo Francesco, il perdono in grande stile e a vasto raggio sarebbe la remissione del debito estero dei paesi poveri, in cambio del debito ecologico che i paesi ricchi hanno contratto nel confronto dei paesi del Terzo Mondo. C’è una speranza per il futuro, anzi, una certezza: Dio che non ha debiti con nessuno, che non deve nulla a nessuno se non l’amore (promesso e dimostrato!) continuerà a elargire grazia e misericordia.
Il futuro è un dono… È anche il dono che permette di andare oltre gli errori del passato per costruire nuovi cammini di pace. Che il 2025 sia un anno in cui cresce la pace! È questo l’augurio del Papa e lo facciamo nostro. Sempre usando parole sue (dalla bolla di indizione del Giubileo): «A volte basta qualcosa di semplice come un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito…».
E ancora: «La pace non giunge solo con la fine delle guerre, ma con l’inizio di un mondo nuovo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato».