Cantare è un’esperienza bellissima! Mentre esce il suono, vibrano le corde vocali, la testa, il torace e, in fondo, senti che a vibrare è il cuore. Così il canto è diventato importante nella preghiera, per far risaltare la gioia dei momenti belli, per esprime la sofferenza di quelli tristi, ma anche per aiutare la meditazione sulle domande profonde di senso e far risaltare la bellezza della presenza di Dio. Con il canto l’uomo riesce a esprimere, e forse anche a scoprire, che cosa porta nel profondo di sé.
E così, anche il Coro diocesano fa la sua parte in questa straordinaria occasione che la nostra comunità diocesana si trova a vivere: la dedicazione dell’altare della Cattedrale, con la benedizione dell’ambone e della cattedra. I nuovi spazi, finalmente realizzati, sono luoghi di vita e la vita va cantata, perché nell’armonia delle note può crescere l’armonia delle persone che condividono, su questo territorio e in questo tempo, il cammino di fede. Quindi non è tanto “coprire” momenti e gesti con un po’ di musica, ma far risplendere, nel modo più comunicativo possibile, il senso del rito.
La prima bella esperienza è stata reperire canti adatti, che potessero rispondere al senso di quanto facciamo in Cattedrale come in tutte le chiese. Incontrarsi a scegliere le parole giuste e, in alcuni casi, facendoci aiutare dalla Sacra Scrittura, a modellare i testi per renderli più “eloquenti” del mistero. Perché, in fondo, ogni volta che celebriamo entriamo in dinamiche che non si possono capire solo con la testa.
Ecco quindi che, oltre ai consueti momenti della celebrazione eucaristica, si è voluto manifestare ed esprimere che la strada indicataci dal Buon Pastore dà senso alla nostra vita e ci fa vivere l’amicizia; che la sua Parola ci annuncia vita e relazioni riconciliate; che la celebrazione dell’Eucaristia fatta, sull’altare che conterrà una reliquia del beato Giovanni Paolo I, è un continuo richiamo a lavorare nella nostra vita per crescere nell’umiltà. E allora ecco le sue bellissime parole: «Prendimi come son, nell’umiltà, sulla mia polvere Tu scriverai. Luce soave, gioia perfetta sei, m’affido a Te Signor, m’affido a Te». Parole armonizzate sulla famosissima musica di Lowell Mason da noi conosciuta come Credo in Te, Signor.
E poi il bisogno di dire l’intarsio di luce, incenso, profumo, crisma, con cui onoreremo il nuovo altare. Potremmo provare a spiegare questi segni con un profluvio di parole oppure – lo preferiamo – lasceremo che la vista, il tatto, l’olfatto e il gusto siano amalgamati dall’ascolto di parole musicate che, oltre a facilitare la memoria, possono impastare queste percezioni in un’esperienza che, dalla bellezza, ci porta alla fede e dalla fede all’incontro.
Quando due anni fa, abbiamo pensato alla realtà del Coro diocesano ci eravamo proposti quattro momenti di animazione: la Messa Crismale, la memoria del beato Giovanni Paolo I e le feste dei patroni, san Martino e i santi Vittore e Corona. Poi, l’ordinazione presbiterale di don Andrea Canal, l’apertura diocesana del Giubileo e adesso la dedicazione dell’altare della Cattedrale sono stati stimoli per interrogarci sul senso del nostro servizio. La Chiesa cresce nella coralità dei carismi, nella gioia della condivisione, nella bellezza di scoprire che il Signore è in mezzo a noi attraverso segni concreti che interpellano la nostra vita. Nel canto viviamo proprio questo.
don Sandro Gabrieli