Testimonianza missionaria

Il diritto a risorgere

Padre Mauro Armanino, dal Niger: «In carcere si capisce che cosa voglia dire una tomba aperta»

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Padre Mauro Armanino è un missionario SMA (Società Missioni Africane) e dall’aprile del 2011 è a Niamey, capitale del Niger. Segue in particolare il fenomeno della migrazione da uno dei suoi maggiori punti di snodo: il Niger, cerniera tra l’Africa sub-sahariana e il Nord-Africa. Per vari anni ha collaborato con il lamonese don Augusto Antoniol, quando era missionario Fidei-Donum in Niger.

In questa lettera di Pasqua, Padre Mauro ci parla del sovraffollamento nelle carceri del Niger e la sua impossibilità di far visita ai detenuti – molti dei quali donne e bambini – a causa di una disposizione della giunta militare al potere dopo il golpe del 26 luglio 2023.

Non passerò la Pasqua in prigione

Per la seconda volta in quattordici anni di permanenza nel Niger non passerò la Pasqua in prigione. Sembrerà strano non trovarmi tra i detenuti della casa di arresto e correzione di Niamey la mattina di Pasqua, dietro i muri. Sarò meno libero del solito perché solo in carcere si capisce cosa voglia dire una tomba aperta e una pietra rovesciata. La prima volta fu a causa delle misure restrittive legate all’improbabile gestione del Covid e la presente in seguito all’applicazione della nota ministeriale sulle prigioni.

È dal 29 maggio del 2024 che il ministro della giustizia, della giunta militare, aveva vietato le visite e le attività di enti o associazioni nelle prigioni del Paese. Una misura “provvisoria” e giustificata per motivi di sicurezza, ordine e controllo negli istituti penitenziari da parte delle autorità militari al potere da fine luglio 2023, in seguito al colpo di stato.

La situazione carceraria in Niger

Secondo l’Ong “Prigionieri senza frontiere”, alla data del 31 maggio 2023, su una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti il Niger conta 41 prigioni che “ospitano” oltre 13 mila detenuti dei quali 8.400 sono in attesa di giudizio. Tra loro si contano 608 minori e 406 donne.

Come per altri Paesi si registra una sovrappopolazione carceraria e un tasso di occupazione del 128 per cento. La nota ministeriale citata, vietando le visite e gli aiuti ai prigionieri, rende le condizioni di vita dei detenuti ancora più disumane di quanto esse siano.

Il diritto a risorgere

Con meno controlli da parte di associazioni sono anche i diritti umani a essere erosi o confiscati. Tra questi c’è anche il diritto a risorgere, ossia a celebrare l’unica buona notizia che apre le porte ad un futuro differente dal passato. Le nuove autorità militari hanno approvato la nuova “Carta della Rifondazione” senza pensare alla carta della “risurrezione”.

Vero, ci sono problemi gravi legati all’insicurezza e un’evasione di prigionieri in un carcere di massima sicurezza invita alla prudenza e all’accortezza. La confusione tra mezzi e il fine costituisce uno degli ostacoli maggiori ad una autentica società democratica. Siamo ancora in un regime di eccezione che dovrebbe durare almeno cinque anni ed è per questo che sarebbe saggio permettere di celebrare la risurrezione in carcere. La rifondazione della storia passa da gente liberata dalle catene del passato.

 padre Mauro Armanino