La liturgia di oggi ci propone un brano del Vangelo di Luca, dal primo capitolo. La vicenda narrata è a noi ben nota: l’incontro di Maria con Elisabetta. Tutte e due stanno aspettando il loro desiderato figlio. Due condizioni diverse. La prima è una giovane sposa con tutto l’entusiasmo di una vita davanti. La seconda, Elisabetta, è ormai una sposa avanti negli anni che finalmente ha ricevuta la grazia di diventare mamma.
La gravidanza è vissuta con gioia, da entrambe!
Papa Francesco, ha evidenziato otto segni giubilari di speranza. Eccoli: il sogno di una pace nel mondo; un’alleanza sociale per custodire il desiderio dei giovani di generare figli e figlie; l’attenzione per i detenuti; opere di misericordia verso i malati; nutrire i sogni dei giovani; gesti di speranza verso i migranti, esuli, profughi e rifugiati; valorizzazione degli anziani; segni di speranza per i poveri.
Li ricordo volentieri tutti. Siamo ancora nel pieno del Giubileo. La tentazione è quella di entusiasmarsi della novità appena sfornata e poi fermarsi lungo il cammino e indugiare, aspettando la sera e il tramonto dell’Anno Giubilare.
Dobbiamo quanto mai mantenere vive le consegne che il Papa ci ha affidato. E questo brano del Vangelo di oggi ci sprona proprio a guardare con occhi nuovi il secondo punto: «un’alleanza sociale per custodire il desiderio dei giovani di generare figli e figlie».
Quanta gioia nell’incontro tra Elisabetta e Maria! «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43). Tutte e due portano nel grembo la loro speranza. Eppure oggi non sempre l’arrivo di una nuova creatura viene vista come una benedizione. Alcune volte diventa un problema da risolvere. Frasi del tipo: “…non è il momento giusto, avevo altri progetti…” tentano di giustificare una presenza invasiva che dovrebbe invece rappresentare una benedizione. Per Maria ed Elisabetta, realmente i loro bimbi rappresentano un dono.
Maria risponde alle parole di saluto di Elisabetta regalandoci per sempre la preghiera del Magnificat: «Allore Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore…”» (Lc1,46-47).
«Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore». Non basta la gioia, quella che posso manifestare quando ho ricevuto una buona notizia. Esultanza è una esplosione di gioia! Eppure Maria non ha avuto una vita facile. Possiamo elencare alcune delle sue difficoltà. Appena partito l’Angelo si ritrova a dover confidare a Giuseppe che il bambino che ha nel grembo non è suo. Giuseppe medita se ripudiarla oppure no. Gesù viene al mondo in una mangiatoia, erano infatti lontano da casa. La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto, perché il re Erode voleva uccidere tutti i primogeniti.
Naturalmente possiamo ancora andare avanti però, vi chiederei di fermarci sotto la croce. Renderci conto di quanto dolore possa aver provato una madre che vede il suo unico figlio barbaramente ucciso.
Eppure Maria, in quel momento, ha seguito fedelmente la vocazione che Dio gli ha affidato. Nonostante lei stesse operando per il bene dell’umanità, la sofferenza e la difficoltà sono entrate nella sua vita. Assunta in cielo, varca le porte del Paradiso in corpo e anima.
Aiutiamo le giovani coppie a farsi coraggio. A non temere e a non aver paura. La vita è fatta anche di momenti difficili. Sia per noi la Speranza un aiuto concreto e sincero che traspare dalla nostra vita.
Buona festa dell’Assunta.
