25.ma domenica del tempo ordinario - Anno A

Il Regno rovescia le posizioni

a cura di un parroco di montagna

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La parabola è una trappola. È un racconto geniale che cattura l’ascoltatore… Ma niente paura: quando lo libererà sarà più vivo di prima! La parabola attira e non si può restare indifferenti e far a meno di schierarsi dalla parte degli operai, che hanno faticato sotto il sole tutto il giorno e che rimangono delusi nel veder gli ultimi arrivati, che hanno fatto mezza giornata e anche meno, e sono trattati come loro.

L’uditore non può restare indifferente: non resta mai indifferente di fronte a una pagina biblica! Nella parabola si immedesima e proietta i propri sentimenti nel lavoratore che ha portato il peso della giornata intera e quindi merita di più.

Può capitare di non veder considerati i propri meriti e restarci male, ma qui si è davanti a Dio e davanti alla valutazione che Dio fa. Si tratta della ricompensa per averlo servito. Pietro aveva chiesto: «Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa ne otterremo?». Non si può, con Gesù, mettere la questione in termini di dare e avere: tanto diamo e tanto riceviamo. A parte che Gesù promette cento volte tanto a coloro che hanno lasciato tutto e l’hanno seguito.

Qualcuno in passato interpretava la parabola così: Dio chiama a tutte le ore della vita, non è mai troppo tardi per mettersi con fervore sulla buona strada e per darsi da fare nella comunità. Altri hanno messo in guardia a non lamentarsi al momento del giudizio di Dio, perché si potrebbe perdere tutto, mormorando, alla fine di una vita cristiana vissuta fedelmente. Il senso che l’evangelista Matteo dà alla parabola è un altro, questo: Il Regno rovescia le posizioni: «Gli ultimi saranno primi». I nostri giudizi e le nostre gerarchie di valori saranno rovesciati. Dio ha un metro diverso nel giudicare: per esempio preferisce i poveri ai ricchi, i peccatori ai farisei.

Esattamente come fa Gesù che predica il Regno di Dio alle folle senza nome, agli ammalati, ai poveri, agli esattori e non concede privilegi ai farisei. La comunità cristiana presto farà lo stesso: aprirà le porte ai pagani e trasferirà il Regno a loro.

Perché il padrone ha cominciato, provocatoriamente, con il dare la paga agli ultimi? Se faceva viceversa, non ci sarebbero state contestazioni. Perché dà agli operai dell’ultima ora la stessa paga dei primi? Qui sta la contestazione. Dio è ingiusto? No. È la proclamazione della misericordia di Dio, è l’annuncio della grazia, è la novità del Vangelo. Dio dona il suo Regno ai peccatori, lo dona ai pagani, anche a chi (secondo noi) non lo meriterebbe (quindi anche a noi!).

Fin qui la parabola va bene se rivolta ai peccatori per incoraggiarli e ai poveri per consolarli e aprirli alla speranza: per loro è una lieta notizia… Ma lo è anche per i cosiddetti giusti, perché proprio a loro la parabola è rivolta! C’è un virus in loro (vincibile!) che va individuato. È l’irritazione per un vantaggio accordato ad altri senza merito. La provocazione del Signore è tagliente: «Sei forse invidioso perché io sono buono?».

La parabola non vuol insegnare come Dio si comporta, ma piuttosto come i giusti devono comportarsi verso la misericordia di Dio… Come i fortunati devono comportarsi verso gli sfortunati.