Si preparano i canti, le vesti, i ministranti per la dedicazione

La casa di tutti

La Cattedrale deve essere la casa di tutti i credenti e tutti in essa si devono sentire a casa

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Il cammino che ha portato alla definizione e alla realizzazione del progetto di adeguamento liturgico della nostra Cattedrale è stato piuttosto lungo. Si è scelto di fare la strada più lenta, ma sicuramente più fruttuosa, del coinvolgimento di tante realtà e persone, del confronto ripreso più e più volte per rispondere al meglio alle necessità e alle attese, del fare anche qualche passo indietro se i tempi non sembravano maturi a sufficienza.
Un coinvolgimento ampio della comunità è essenziale per il successo di ogni progetto. Quando le persone si sentono parte di un’iniziativa, sono più motivate a contribuire e a sostenere gli obiettivi comuni.
Questo senso di appartenenza può portare a una cooperazione più efficace, a idee innovative e a risultati duraturi.

Il coinvolgimento attivo non solo rafforza i legami sociali, ma alimenta anche un senso di responsabilità condivisa che può essere la chiave per superare le sfide più difficili.

Ora che siamo prossimi alla realizzazione del progetto vorremmo – come Chiesa diocesana – che il coinvolgimento, di pensiero, in azione ed emotivo, fosse veramente il più ampio possibile.
Questo edificio, infatti, è la Cattedrale della Chiesa che è in Belluno-Feltre: certamente un ruolo importante lo svolge per le parrocchie del centro storico di Belluno (essendo anche chiesa parrocchiale), ma dovrebbe essere sentita come “casa” da tutti e tutti lì dovrebbero sentirsi a casa. Soprattutto chi svolge qualche servizio particolare nella liturgia qui può e deve trovare il suo legittimo spazio.

Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ci ha ricordato che è più importante «avviare processi che occupare spazi» che la stessa dedicazione del nuovo altare della Cattedrale.

A riguardo qualcosa si sta già muovendo, qualcos’altro ci auguriamo nascerà. Alcuni progetti stanno prendendo forma, in particolare riguardo la celebrazione di dedicazione del nuovo altare e di benedizione della cattedra e dell’ambone (di cui parleremo più diffusamente su queste pagine nelle prossime uscite).

Il coro diocesano, composto da cantori dalle varie zone della Diocesi, sta preparando la parte musicale e guiderà l’animazione del canto dell’assemblea.

In queste settimane è nato un “gruppo ministranti diocesano”, per coordinare e formare in modo stabile e continuativo ragazzi e giovani, femmine e maschi, che già vivono il loro servizio all’altare e proporre loro di prendersi cura di questo ambito nelle loro parrocchie (magari preoccupandosi dei più piccoli) e nelle celebrazioni più significative per la Diocesi.

Alcuni volontari e volontarie che si dilettano nel cucito, inoltre, hanno dato vita a una sorta di “sartoria diocesana”, che si ritrova settimanalmente presso la cappella del Centro Giovanni XXIII, per rinnovare alcuni paramenti e prendersi cura del decoro delle vesti e di altri arredi importanti che accompagnano la preghiera liturgica e la vita di fede; anche questo gruppo vorrebbe poi, con i tempi e i modi che verranno, mettersi a disposizione di quanto c’è bisogno.

Accanto a questo poi ci sarà la preparazione pratica della chiesa, della sacrestia (sarebbe bello costruire un gruppo sacristi diocesano), la progettazione e la realizzazione dei fiori che diventano una vera arte floreale a servizio della liturgia, i lettori, un gruppo che valorizzi il momento dell’accoglienza alle porte della chiesa e tanto tanto altro.

Tutti questi sono cantieri aperti, a cui chiunque può con libertà accostarsi. Svolgere un servizio nella Chiesa può, sì, richiedere una certa formazione e acquisire determinate capacità, ma non è mai un lavoro da specialisti. Chiunque voglia mettersi in gioco è bene accetto!

Alex Vascellari