Occasione storica per singoli e comunità
Gli Orientamenti pastorali della Chiesa di Belluno-Feltre indicano, tra gli obiettivi di quest’anno per singoli e comunità parrocchiali, quello della riconsiderazione della liturgia. Afferma il documento diocesano al n. 6, citando il documento conciliare, che «la Liturgia, pur non esaurendo tutta la vita cristiana ne è “fonte e culmine”» (SC 10). Espressione questa che non rivendica un qualche primato su altri aspetti della vita ecclesiale, ma ne dichiara il valore fondativo. La vita cristiana scaturisce nel suo essere dalla liturgia e da questa esperienza – sul piano della fede, prima che sul piano sociale – riconosce l’obiettivo del suo vivere, del suo agire, del suo essere annuncio e dono di salvezza.
È occasione storica quella offerta dalla presentazione della terza edizione del Messale Romano. Giunge dopo la precedente occasione offerta alla Chiesa con la Costituzione sulla sacra liturgia (Sacrosanctum Concilium), primo documento conciliare, firmato il 4 dicembre 1963. L’attenzione alla liturgia già da inizio secolo proposta alla Chiesa, ha trovato in questo documento un punto di riferimento, una bussola per orientarsi, un criterio per dare valore e significato ai propri riti, in particolare alla celebrazione dei sacramenti, l’Eucaristia in primo luogo. È stato un documento basilare accolto, studiato e attuato nelle proposte dei rinnovati libri liturgici. La fatica di apprezzare l’esperienza liturgica rispetto alla più facile e accessibile manifestazione della devozione popolare, ha talora rallentato se non bloccato la riforma conciliare. Innovazioni superficiali senza l’anima teologica, hanno talora sminuito l’affezione nei confronti del rito liturgico. Già da qualche anno si sente l’esigenza di riprendere in mano il documento conciliare e di proporlo e viverlo, fedeli e sacerdoti, nelle nostre comunità cristiane che celebrano il mistero di Cristo. Il dono della nova edizione del Messale è occasione importante, non si può lasciar sfuggire.
Identità della Liturgia
Ma cosa è la liturgia? Sono i riti nella loro progettazione? Sono le indicazioni celebrative, chiamate nel passato “rubriche” perché stampate in rosso per una diversificata lettura? È qualcosa di affidato al solo celebrante-sacerdote, dove l’assemblea segue devota quasi uno spettacolo sacro?
La liturgia è qualcosa di più grande, significativo, importante. La liturgia è Cristo che rende presente, nella storia concreta di quel luogo e di quel gruppo di cristiani, il suo mistero di salvezza. La liturgia manifesta l’amore di Dio che in Cristo, che si fa parola e pane, dona agli uomini il suo amore di Padre. Dovremo così affermare che la liturgia non nasce dalla fede, ma la genera. Non è solo accostarsi a un dono, ma si tratta di immergersi nel mistero di Cristo, che il rito celebrato rende presente nelle parole e nei segni. Attualizza nella storia, con le persone presenti il Cristo che dona la salvezza, come il Vangelo ci testimonia. Non è un ricordo di quegli eventi, è la loro attualizzazione. Non è realtà solo nella dimensione della fede, su un piano esclusivamente spirituale, ma si concretizza nella dimensione fisica rituale, nelle parole, nel canto, nelle emozioni di chi la vive.
Non solo spettatori o protagonisti, ma partecipi
L’azione liturgica chiede a tutti i presenti una “partecipazione”, che non rende mai solo spettatori. Si può ricordare a questo proposito un’espressione dei decenni passati che diceva, magari in dialetto: «Vado ad ascoltare la Messa». La diversa attribuzione di un ministero liturgico (presidente, lettore, cantore, accolito, ministrante-chierichetto e altro) che connota il servizio allo svolgimento del rito, non esclude un essere partecipi di tutti i presenti, battezzati e inseriti nel Cristo, chiamati a rendere con Lui e i fratelli la lode al Padre. È l’Eucaristia, che pur nascendo dalle parole di Gesù – «Fate questo in memoria di me» – ha nelle parole di conclusione della preghiera eucaristica «Per Cristo, con Cristo e in Cristo…» il culmine rituale celebrativo. Se la consacrazione ha il suo grande valore, indiscusso, questo momento è la massima espressione liturgica della comunità cristiana nella celebrazione dell’Eucaristia.
La stessa parola “essere protagonisti” non esprime il valore di questa partecipazione a un mistero, nel quale noi diventiamo “gloria a Dio Padre” per richiamare una nostra azione, che, nel farci protagonisti, rischia di sottolineare il nostro personale valore. Noi non ci annulliamo, perché la nostra identità diventa immersa nel rito, ma questa è la nostra partecipazione al rito che rende presente il mistero di Cristo.
Giuliano Follin