Il Verbo, che è la Parola di Dio, per venire nel mondo ha avuto bisogno degli uomini. Ha avuto bisogno di Giuseppe e Maria per avere una famiglia. Ha avuto bisogno di Giovanni perché ne parlasse, lui che era la Parola.
Ha avuto bisogno di un testimone «che non era la luce», perché era lui il Verbo, «la luce che viene nel mondo». Giovanni porta la fiaccola che illumina e resta illuminato per primo lui. Tutti vanno da lui: così pure tutti coloro che siamo illuminati dal Verbo fatto carne abbiamo l’onore e l’onere di portare luce nell’oscurità.
La nostra vita deve diventare luminosa, la nostra parola deve cercare di portare risposte nel mondo disorientato. Luce e parola sono fiaccola che passa di mano in mano dal tempo di Giovanni fino a noi e oltre noi. Avvicinandoci a quella luce e prendendola in mano per portarla ad altri, il nostro volto ne viene illuminato. Il testimone porta il Vangelo nel mondo, porta cioè la parola di Cristo, ma non lo fa senza esserne illuminato, non può farlo senza essere giudicato dal Vangelo e spinto a metterlo in pratica. Di qui la debolezza e la fragilità di ogni discepolo che porta il vangelo… perché non basta portarlo a parole, occorre portarlo nella vita!
Il testimone è debole. Non sempre è forte come il Battista. Eppure questa debolezza del testimone è assunta dal Verbo: «il Verbo si fece carne». Si fece cioè uomo comune, che non vanta niente, non vanta meriti, non ha titoli. È uomo che può essere respinto e non trovare posto nel mondo. Di fatto è successo così molte volte!
Per fortuna la Parola resta, al di là di noi. La nostra parola sarà debole e incerta, ma lui resta dietro, al di là della debolezza dei suoi e al di là delle loro contraddizioni. La Parola è una Persona, ma si lascia trasportare dai suoi testimoni fragili… e questi testimoni devono portare Cristo, mica le loro idee personali! Il Battista e tutta la tradizione dei Santi passano la fiaccola e tocca a noi tornare a evangelizzare.
Ora tocca a noi ogni giorno rivolgerci al Verbo con tutto il cuore. Allora non avremo solo le sue parole, ma avremo lui che parla dentro di noi. Il Verbo continua a prendere una carne debole. Sceglie ancora di essere fragile perché la nostra carne lo rende vulnerabile. La carne ci rende deboli. Per mezzo della carne sentiamo il dolore e soffriamo il male, ma Dio si è incarnato. Dio ha scelto di sperimentare la nostra debolezza. per essere un Dio solidale e non solo un’idea lontana.